Il cambiamento è una costante. Ma il modo di vivere questa condizione è un vero e proprio mistero, perché se da una parte è sentito come la morte del momento, dall’altra può rappresentare una seconda occasione di vita. E quando il cambiamento rappresenta un nuovo inizio, si può sentire in ogni particella del corpo. Come adrenalina pura. Come se in ogni momento si possa avere un’altra occasione di vita, come se in ogni momento si possa nascere ancora una volta.
Il trasloco è questo. Adrenalina pura, un cambiamento che diventa occasione di vita. Una rinascita continua. E il quinto trasferimento è una vera propria occasione. Un modo per cambiare vita, da una città all’altra. È vera anche una cosa, quando ci si trasferisce in una città e in una regione diversa, si lascia sempre un pezzo di “cuore” nella cittadina in cui si ha vissuto, anche solo per poco tempo. Perché la casa non è un posto fisico, è un contenitore di emozioni, e la casa è fatta dalle persone che la riempiono. Quando ero piccola avrei voluto che le cose rimanessero come erano: la stessa maestra, la stessa casa, gli stessi amici. Poi è iniziato il cambiamento, e come una droga ho iniziato a cambiare. Classe, amici, scuola, fino alla città, quando mi sono trasferita per l’università. E ho cambiato compagnie, amori, lavori. Cambiare non è un problema, è una delle cose che adoro. Perché il cambiamento permette di mettersi in gioco. Ogni volta. E quando la scintilla del cambiamento scatta, quello che si può fare è solo assecondarla.
Il cambiamento è una sfida. Con se stessi. È la cartina tornasole della proprie capacità di adattamento. Per farlo non ci vuole coraggio, nessuno si può considerare un eroe quando cambia città e trasloca in un’altra regione. Si dice che il coraggioso è colui che rimane. Forse. Dipende dove si vuole andare. A volte il cambiamento è dettato dall’alto e tutto quello che si può fare è adattarsi.
D’altronde abbandonare il passato è facile, anche se il passato perseguita. Con i ricordi e i posti. È andare avanti che è doloroso, così qualche volta si lotta per mantenere le cose come stanno. Però le cose non possono restare come sono, a un certo punto bisogna abbandonare tutto, andare avanti, perché, per quanto sia doloroso, è l’unico modo per crescere.
Così tra pochi giorni si aprirà una nuova occasione di vita. A Milano, con la consapevolezza di portare dietro tutto quello che è stata Reggio Calabria in questi 4 messi. Le persone incontrate per caso, quelle rimaste nella propria vita, le situazioni paradossali che un giorno faranno scendere la lacrima. Le serate in compagnia e la lacrima che scende al pensiero che tutto questo avrà una fine. Per il cambiamento di città e regione. Da studente fuori sede ho vissuto due realtà, da una parte la città universitaria, quella vissuta per la maggior parte dell’anno, e la città natale, “salutata” solo nei periodi di vacanza. Vivere in due città significa perdere le cose importanti. Le persone, perché sono lontane ed è difficile seguire le loro vite. Si perde quindi la crisi della migliore amica, oppure la felicità della collega per aver trovato lavoro. Cuore a metà, tra Crotone e Reggio Calabria.
A Milano porterò la casa. La mia “casa”, Gabriele. Certo la casa fisica si può costruire dal nulla. La si può rendere il più forte possibile e come la si desidera. Ma una casa è fragile, perché è fatta di persone, le stesse che la riempiono e che quindi la rendono speciale. Certo, tanto la casa, quanto le persone si possono rompere, ma tutto può essere riparato. Se c’è una cosa che ho imparato in questi ultimi anni è che anche l’anima può essere riparata. Non importa quanto oscuro sia il futuro e quanto doloroso sia stato il passato, il sole sorge sempre.