E le stagioni…

Appartengo all’autunno. Nella stagione delle castagne e delle foglie pronte a cadere, tutto quello che ho perso prende vita. Mi parla. Mi sussurra alle orecchie. Mi stuzzica i pensieri, rimestando nei tempi felici, e delle ore spensierate. Come il mosto e il suo odore.

Così in occasione dell’equinozio, quando le giornate diventano più corte e la luce del sole è come filtrata dal cielo e dalla nebbia, ecco in quel momento amo l’autunno. Quando penso al rumore dei miei passi sulle foglie colorate e quando immagino la luce del sole che, filtrata dai rami degli alberi, mi illumina il viso, in quell’istante capisco di amare l’autunno, come si ama la carbonara o come si ama la pasta con i broccoli e la pancetta.

Eppure un tempo amavo il sole, il caldo e la primavera. Adoravo il pensiero di vedere i viali colorati di fiori, e il pensiero che di li a qualche settimana avrei tirato fuori le magliette a maniche corte. Ma da qualche anno a questa parte, i colori della primavera hanno lasciato il posto alle tonalità dell’autunno. Alle foglie sugli alberi che hanno già iniziato a bruciare nei colori della caduta. Amo quando il vento inizia a sibilare freddo sul viso, amo alzarmi la mattina e sentire il calore appena accennato del sole. E Amo rientrare a casa e mettere su il pentolino per fare una tisana davanti la tv, mentre magari passa un bel film o una puntata di una serie televisiva che non ho ancora visto.

12742481_10208845669762059_1583464384338741772_nAmo correre circondata dagli alberi le cui foglie cadono al mio passaggio, quasi fossero felici di un rinnovato incontro con la natura. Mi piace avvolgermi tra le coperte e nelle sciarpe quando la sera ritorno a casa e amo farlo a Milano, dove i parchi si colorano di giallo, rosso e arancione. In un’esplosione che sembra avvolgere ogni passante. E adoro immortalare il giallo delle foglie, come ricordo di quello che sono diventate, e di ciò che diventeranno con l’arrivo della bella stagione. L’autunno è fatto di silenzi ritrovati, di concentrazione densa, di solitudine calda, di meditazione. Di colore.

Così ieri, quando l’equinozio è tornato ho capito di amare l’autunno. Più di ogni altra stagione. E se anni fa, lo ripeto, amavo mettermi al sole e abbrustolirmi, da qualche tempo a questa parte amo invece la brezza fresca. Se un tempo amavo andare in giro per negozi e avere compagnia intorno, adesso ho iniziato ad apprezzare il suono del silenzio e il contatto con la natura. Amo perdermi nel silenzio della natura e ammirarla. Magari armata di macchina fotografica, mentre intorno tutti vanno di corsa.

autunnoÈ come se fossi alla continua ricerca della sostanza delle cose, del contatto umano. La natura è tutto ciò che si vede: il sole, gli alberi, i cani nel parco e le foglie. La natura credo che sia tutto ciò che si ascolta: il cinguettio degli uccelli, le onde che si infrangono sulla riva, i grilli, i ragazzi che escono dalla scuola. La natura è armonia. La stessa che ricerco da anni.

Così come scrive Walt Whitman: “Dopo aver esaurito quel che t’offrono affari, politica, allegri simposi, amore e così via – e aver scoperto che niente di tutto ciò alla fine soddisfa o dura in eterno – che cosa ti resta? Resta la Natura”. E l’atmosfera dell’autunno.

autunnoCosì ieri mattina quando con la tazza di caffè in mano osservavo i ragazzi entrare a scuola, il primo vento autunnale mi ha sfiorato la faccia e in quel frangente mi sono ricordata di quanto sia importante il cambiamento, non solo dei gusti, ma anche degli atteggiamenti nei confronti della vita, delle situazioni e delle persone. Un tempo rifiutavo il solo pensiero di sentirmi malinconica, pensando che il sentimento fosse negativo. Eppure ieri mattina ho capito che è fondamentale. La malinconia serve per far ritornare in mente ricordi del passato, ma in un modo diverso. Perché i ricordini vengono rielaborati, e diventano uno stimolo per andare avanti. Diventano una specie di coperta di Linus, capaci di far sorridere. Come l’autunno e come le foglie colorate.

Credits: le prima e la seconda foto sono di Flavio Tancioni.

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