Non chiamatelo Bronx. Né Banlieu. Perché Quarto Oggiaro, il quartiere nord di Milano sta vivendo un momento di riscatto. Sociale. Sì, perché da rione di micro criminalità è diventato un laboratorio sociale a cielo aperto, grazie all’impegno dei cittadini e delle associazioni che hanno deciso di avviare un percorso di legalità tra le strade dei motorini rubati e dello spaccio.
La comunità ha deciso di lavare via il pregiudizio del quartiere, avviando attività collettive, come la creazione di punti di aggregazione, spazi puliti e sensibilizzazione. Al centro di quello che un tempo era la piazza si spaccio del rione, oggi ci sono le sedi dell’associazione Agorà e di Save the Children che ha avviato un progetto contro la dispersione scolastica. Progetto Arca ha aperto due centri di accoglienza sia per i senza tetto che per i migranti. In un mosaico multi culturale che ha fatto dell’integrazione il proprio fulcro. Così accade che le donne straniere arrivate a Milano e accolte nei centri portino con se i semi del proprio paese. Semi che vengono piantati nel giardino alle spalle di Villa Scheibler.
Dall’inizio di settembre Acme 107, famoso street artist, ha completato i 70 metri di murales lungo il muro che separa la strada dal parco di Villa Scheibler, in via Lessona. Grazie all’associazione Vill@perta, con il contributo dell’ex Consiglio (ora Municipio) di Zona 8, il muro è diventato una galleria a cielo aperto, un laboratorio artistico e sociale che cerca di riscattare il passato di cronaca nera. I 70 metri sono il segno tangibile di un quartiere in rinascita, di un quartiere che intende ripartire dalla legalità. Non a caso sullo stesso muro c’è il murales dedicato a Giovanni Falcone, mentre dall’altra parte della strada sulla facciata del Cam (Centro aggregazione multifunzionale) campeggia la figura del boxeur Sandro Lopopolo. Il Pugile milanese, classe 1939, morto nella sua città natale il 26 aprile 2014, in una casa popolare del quartiere Musocco, è stato argento olimpico a Roma nel 1960, Campione d’Italia. Una figura di cui la città meneghina va fiera, per la resistenza sul ring e nella vita. E oggi simbolo di resistenza culturale in un quartiere difficile.
D’altronde legalità, natura e sport (che sono i temi rappresentati negli altri murales di via Lessona) sono i motori da cui muove questa rivolta sociale in cui gli abitanti del quartiere sanno che criminalità e bullismo possono e devono essere sconfitti. Spicca, in questa avventura, l’impegno dei giovani dello Spazio Baluardo che hanno affrescato il muro della villa, così come quello di Acme 107 che nella sua opera ha voluto raccontare la nascita, la crescita e l’evoluzione dell’uomo. Dal buio della pancia materna alla luce del sole. Si segue la vita, dal bimbo che si forma nell’utero della mamma fino alla sua scoperta del mondo, mentre nella parte sinistra campeggiano i disegni di animali: gatto, tigre, farfalla in volo.
In un pout pourri di storie, tradizioni e culture che convivono perfettamente dagli anni Novanta, epoca di immigrazione in questa porzione di città.