Alla scoperta di Crespi D’Adda, il villaggio operaio di fine ‘800


Immaginate di fare un viaggio nel tempo
. Di trovarvi in pieno Ottocento davanti a una fabbrica di lana. Un opificio intorno al quale ruota la vita del villaggio. Sì, avete capito bene, si parla di un villaggio operaio nel  comune di Capriate San Gervasio in cui dal 1875 al 2003 la vita è stata scandita dagli orari della fabbrica e dagli eventi quotidiani di una piccola comunità dotata di ospedale, chiesa, e un piccolo spaccio.

È Crespi D’Adda un villaggio costruito nel 1875 dal padrone della fabbrica, Cristoforo Benigno Crespi, per i suoi dipendenti e le loro famiglie. Una comunità del bergamasco inserita nella lista del Patrimonio dell’Unesco, perché “esempio eccezionale del fenomeno dei villaggi operai, il più completo e meglio conservato del Sud Europa”. La comunità, ancora oggi abitata dai discendenti dei lavoratori, ha infatti soddisfatto i criteri dell’Unesco per i quali Crespi d’Adda non solo offre un esempio eminente di un complesso architettonico che illustra un periodo significativo della storia umana, ma costituisce esempio eminente di insediamento umano rappresentativo di una cultura, specialmente se divenuto vulnerabile per l’impatto di cambiamenti irreversibili.

crespi dadda1Il Villaggio Crespi d’Adda è stato il primo paese in Italia ad essere dotato di illuminazione pubblica con il sistema moderno Edison. Questo per garantire buone condizioni di vita. Il proprietario se da una parte ha imposto precisione e professionalità attraverso i modi autoritari, dall’altra ha inteso offrire comfort e privilegi alle famiglie. Come il materiale per la scuola, la piscina pubblica e la linea telefonica. La cittadina ha infatti il prefisso telefonico di Milano, dal momento che i Crespi hanno fatto  installare una linea privata a lunga distanza che collegava il loro castello con la residenza meneghina.

crespi dadda17L’aspetto urbanistico del villaggio è straordinario. La fabbrica è situata lungo il fiume; accanto il castello della famiglia Crespi, simbolo del suo potere e monito per chi vi giunge da fuori. Le case operaie, di ispirazione inglese, sono allineate ordinatamente a est dell’opificio lungo strade parallele; a sud vi è un gruppo di ville più tarde per gli impiegati e per i dirigenti. Le case del medico e del prete vigilano dall’alto sul villaggio, mentre la chiesa e la scuola, affiancate, fronteggiano la fabbrica.

Segnano la presenza e l’importanza dell’opificio le sue altissime ciminiere e i suoi capannoni a shed che si ripetono in un’affascinante prospettiva lungo la via principale, che, quasi metafora della vita operaia, corre tra la fabbrica e il villaggio, giungendo infine al cimitero. Tante le diversità in merito all’architettura. Se la  villa padronale ripropone lo stile medioevale trecentesco,  la chiesa è di chiara ispirazione rinascimentale. Le altre costruzioni sono tutte di gusto neomedioevale, con preziose decorazioni in cotto – care al romanticismo lombardo – e finiture in ferro battuto. Neomedioevale anche l’opificio, che esprime la massima celebrazione dell’industria nell’ingresso centrale, tra le fastose palazzine degli uffici dirigenziali. Il cimitero, di gusto esotico e di stile eclettico, è monumento nazionale.

crespi dadda13Il Villaggio di Crespi era a tutti gli effetti un microcosmo completo e autosufficiente. Le maestranze della fabbrica potevano trovare qui tutto ciò che serviva loro e alle loro famiglie. La comunità era ed è composta dall’ingresso del cotonificio di Crespi è oggi l’immagine più conosciuta dai visitatori. Quasi una cattedrale al lavoro a all’industria, dove la ciminiera, le palazzine dirigenziali e il cancello in ferro battuto creano una particolare composizione architettonica, simbolo dell’architettura industriale a cavallo tra Otto e Novecento. Le strutture, infatti, sono dotate di decorazioni in cotto e mattoni e nonostante la ripetitività dei palazzi, sono riusciti a conferire l’idea del bello.

crespi dadda10Le file di case operaie disposte ordinatamente, con i loro orti e giardini, sono forse l’immagine più caratteristica di Crespi, perché le abitazioni dall’aspetto semplice ma gradevole erano soluzioni abitative d’avanguardia, in cui ogni spazio era dedicato alle attività sociali e familiari, orti compresi. Accanto alle case operaie, Crespi ha voluto costruire ville destinate ai capo reparto, diverse per architettura e gestione. Sono estrose ed  eleganti, incantevoli.

crespi dadda15La chiesa di Crespi è la perfetta copia di quella di Busto Arsizio, edificio che riprende in ogni dettaglio il progetto di Bramante. La famiglia Crespi l’ha riproposta nel villaggio come segno di affetto verso il paese d’origine e verso la cultura italiana. La scuola è invece una struttura semplice, in cui tuttavia Crespi ha riposto molta attenzione, dal momento che è dotata di obiettivo educativo. Per il proprietario della fabbrica era necessario formare i futuri dipendenti della fabbrica con le normali lezioni scolastiche.

crespi dadda10Il dopolavoro è stato invece costruito con lo  scopo di promuovere la ricreazione della popolazione. Qui gli operai hanno trovato un punto d’incontro dopo le fatiche del lavoro, dato che sono state organizzate attività culturali, sportive ed educative. Accanto al dopolavoro c’è il lavatoio che ha permesso alle lavandaie di lavare i panni vicino alle case, senza dover raggiungere il fiume con le pesanti ceste colme di panni. La struttura, oggi in decadimento, è interessata da una petizione popolare per la sua riqualificazione.

crespi dadda14Il cimitero di Crespi si trova alla fine della via principale. Al suo interno c’è una piramide a gradoni che se da una parte richiama l’architettura azteca, dall’altra riprende il gusto della Secessione Viennese. Questa costruzione, imponente e maestosa, è il famedio della famiglia Crespi. Il monumento funebre si erge possente sulle tombe dei dipendenti, piccole lapidi poste in ordine nel prato, simboleggiando, con le esedre che si aprono ai suoi lati, un grande abbraccio. Un abbraccio che la famiglia non ha voluto conferire con la costruzione della villa castello. Simile a un imponente castello medioevale, è indicato come monito della presenza del padrone. Oggi il castello medioevale rievoca la presenza del feudo: una sorta di nuovo feudalesimo, dove il signore governa dal suo castello il suo moderno “feudo industriale”: la sua fabbrica, il suo villaggio e i suoi abitanti-operai.

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Il villaggio oggi, ancora abitato, è rimasto uguale. Tra i cortili delle case si intravedono tuttavia biciclette e oggetti di uso comune, mentre negli orti ci sono pomodori e fiori. Tante le piccole attività presenti, ristoranti e bar, mentre la scuola è stata adibita a centro informazioni, fortemente voluto dagli studenti che hanno permesso l’ingresso del villaggio nelle liste dei beni da proteggere dell’Unesco.

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