Rigenerazione urbana attraverso l’arte e le residenze artistiche. È rinato in questo modo il piccolo centro storico di Favara, borgo dell’agrigentino, dove una coppia ha deciso di investire in arte e performance per dare vita a un centro artistico che vanta più di 120 mila visitatori all’anno. È il Farm Cultural Park, il primo ‘parco turistico culturale’ made in Sicily, diventato nel corso degli anni un vero e proprio esempio tangibile “di rigenerazione urbana” riconosciuto dall’UE. La Farm non ha fatto altro che ridisegnare il volto della cittadina che da luogo da cui fuggire si è trasformato in un luogo di inclusione e sperimentazione.
Questo grazie a Florinda Saieva e Andrea Bartoli che hanno deciso di rimanere in Sicilia per provare un nuovo modo di vivere. Nel paese di origine, quello di Florinda per intenderci. Dopo una vita passata tra arte e architettura a Parigi, la coppia ha deciso di mettere radici nel luogo di origine di Florinda, il tutto condito dagli ambienti frequentati nella ville della lumiere, fino a portare a Favara quello che fino a quel momento la coppia aveva cercato fuori dalla Sicilia.
Così dal 2008, anno in cui la coppia ha iniziato l’acquisizione delle opere, sono state organizzati 162 eventi culturali, presentati 100 creativi e il tutto in un 1750 metri quadrati di spazio interamente dedicati all’arte contemporanea. Nel corso degli anni sono state poi create diverse opportunità di lavoro (150 occupati stabili) oltre l’indotto. Nel 2010, a seguito della politica di demolizione avviata dal Comune per rendere il centro storico più sicuro, la coppia ha deciso di aprire l’area. E nel giro di pochi è stato aperto e inaugurato un piccolo spazio galleria, un piccolo shop. Poi quel primo nucleo primordiale si è allargato fino a racchiudere altri spazi, e arrivare ai sette cortili che possono essere visitati oggi.
E non solo. Perché all’interno della Farm è stata creata una scuola di architettura per i più piccoli, spazi espositivi e residenze per artisti. In un luogo caratterizzato da produzione, sperimentazione, fruizione e condivisione. Oggi l’area consta di uno spazio espositivo, uno spazio dedicato alla cultura. Inaugurato nel mese di giugno 2014, Farm XL è un corpo di circa cinquecento metri quadri su tre livelli più uno splendido Roof Garden sui tetti della città di Favara con una piccola Happiness Kitchen, ideale per organizzare un piccolo evento privato in un’occasione speciale.
Al piano terra, l’ingresso con la biglietteria è sede di un piccolo bookshop con multipli d’artista, oggettistica di design e handmade. All’interno dei cortili è possibile visionare il Raft, che mira a raccontare i progetti fatti nel corso del tempo. Lo spazio è stato creato con la collaborazione degli architetti dello studio Analogique: Claudia Cosentino, Dario Felice e Antonio Rizzo.
A pochi passi si trova il Riad, che intende rendere omaggio alla piazza Jamaa el Fna di Marrakech e all’architettura tradizionale del Marocco. Entrate nella piccola oasi all’interno dei Sette Cortili, potrete rilassarci a bordo vasca. A pochi passi si trova poi la Zemmula, ovvero la cucina condivisa, costituita da un tavolo sociale e un salotto collettivo creato grazie alla collaborazione di Alpes Cucine e Made a Mano.
Dal 2016 però è stato quindi introdotto Scenario farm: un progetto del Centro Nazionale di Produzione della Danza Scenario Pubblico/Compagnia Zappalà Danza che ha la sua sede principale a Catania. Gli spazi che compongono Scenario Farm sono due: Videobox e Nanobox. Il progetto, che ha lo scopo di divulgare i vari linguaggi del corpo, utilizza la video-danza e le performance live di “piccolo formato”.
L’area, diventata in poco tempo il secondo sito turistico più visitato della provincia di Agrigento, è stato inoltre inserito dal blog britannico Purple Travel al sesto posto al mondo come meta turistica dell’arte contemporanea preceduta da Firenze, Parigi, Bilbao, le isole della Grecia e New York.
Proprio a Favara, da giugno ad ottobre sarà possibile visitare la prima edizione di Countless Cities: una mostra biennale, in cui sono coinvolti artisti, architetti, designers e creativi che raccontano le idee innovative che contribuiscono al loro miglioramento. I tre temi trattati sono: la governance, le città resilienti e la nuova consapevolezza dei giovani. Nella mostra sono mostrate 23 città, divise in 19 padiglioni e “affrontate” in una mostra principale in cui vengono restituite, grazie alle pratiche artistiche, le tematiche dell’Agenda 2030.
L’esposizione si allarga poi in altre strutture del centro storico. Come un’esplosione di arte capace di invadere gli spazi di palazzo Miccichè e palazzo Cafisi. Il tutto in un tour del mondo capace di sensibilizzare e creare una coscienza etica. Countless Cities è quindi la prima edizione di una mostra biennale che coinvolge fotografi, artisti, architetti e creativi che con diversi approcci e linguaggi ci raccontano non solo le Città ma anche le buone pratiche e le idee innovative che contribuiscono a renderle speciali.