Muri colorati e fenicotteri starnazzanti. E ancora case a forma di igloo e ville che richiamano alla memoria tempi ormai passati. Sono gli edifici particolari in giro per Milano che, da città dell’economia e della moda, si trasforma in una sorta di museo architettonico in cui poter scorgere stili diversi.
L’itinerario parte dal centro e in particolare tra piazza Cinque giornate e piazza Tricolore. A pochi passi da questa area si trova infatti il villaggio operaio di via Lincoln dove sembra di passeggiare tra le vie di Burano. In questo segmento di città c’è la Milano di fine Ottocento, la Milano cioè in cui la Società edificatrice abitazioni operaie ha costruito piccole ville colorate destinate alle famiglie dei lavoratori impiegati nei cantieri di porta Vittoria. Tuttavia con il passare del tempo il costo delle case è aumentato, ma non la creatività dei proprietari che, nell’arco degli anni, hanno continuato a sbizzarrirsi con i colori che vanno dal pastello a tonalità più accese.
Proseguendo in zona nord e più precisamente in via Poerio 35 vi troverete davanti a un palazzo particolare che tuttavia ha altri cloni sparsi per il mondo. Sto parlando di casa 770, una palazzina di due piani, con la facciata di mattoni e tre guglie appuntite, stretta tra gli altri edifici. Altro non è che la riproduzione dell’omonimo edificio di Brooklyn acquistato negli anni Quaranta del secolo scorso dalla dinastia di ebrei ortodossi Lubavitcher, come dimora per il rabbino Yoseph Yitzchok Schneerson, in fuga dalle persecuzioni naziste. Dopo di lui la casa è stata abitata da suo genero, il rabbino Menachem Mendel Schneerson, guida del movimento Chabad-Lubavitch e fondatore dei centri di incontro delle comunità Chabad nel mondo. La casa che si trova al 770 di Eastern Parkway è quindi diventata un luogo molto caro alla comunità ebraica, tanto che diversi componenti l’hanno poi realizzata in altre città. Dove? In New Jersey, a Cleveland, Los Angeles, in Canada, in Israele a Ramat Shlomo, vicino a Tel Aviv e Haifa, in Brasile, Argentina, Australia, Cile, Ucraina e, appunto, in Italia, a Milano in via Poerio 35, dove la comunità Chabad è molto diffusa.
A pochi passi da via Poerio si trova via Malpighi, quella che viene definita via del Liberty. Sì, perché qui a pochi passi da Porta Venzia si trovano esempi dell’art noveau milanese. Tra questi spicca senza ombra di dubbio casa Galimberti. Progettata da Giovanni Battista Bossi, l’intero edificio è pura espressione dello stile liberty grazie alla presenza di ferro battuto che richiama il mondo floreale. L’intero edificio è poi ricoperto da piastrelle che riproducono soggetti femminili e maschili e decorazioni floreali.
In zona porta Venezia si trova poi una villa diventata famosa non tanto per la sua architettura, ma per gli ospiti particolari nel suo giardino. In via dei Cappuccini, in pieno quadrilatero del silenzio, si trova infatti villa Invernizzi che, situata al numero 9, ospita fenicotteri rosa. Passando riuscirete a trovare subito la villetta in stile liberty grazie al suono degli animali che possono essere avvistati attraverso la cancellata. I fenicotteri appartengono a due specie diverse, una proveniente dal Cile e una dall’Africa, e sono a Milano dagli anni ’70 del Novecento appena prima dell’approvazione delle convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione. A portarli in Italia è stato proprio Romeo Invernizzi, il fondatore dell’omonima azienda.
Se avete deciso di passare la vostra serata in zona Navigli dovete fare una passeggiata in via Giambologna dove, a pochi passi dal parco della Resistenza, potrete ammirare villini di varia fattura. Affacciate sul parco si trovano due edifici realizzati secondo i dettami dello stile Tudor. Qui racchiuso tra via Tabacchi, Castelbarco, viale Tibaldi e Giambologna si trova un piccolo quartiere edificato intorno al 1925. Stando alle informazioni raccolte dalla rivista Abitare lo stile Tudor sarebbe stato richiesto da una signora inglese che, nostalgica della propria terra, voleva portare a Milano un pezzo della propria cultura. Ma un’altra storia racconta di una coppia tedesca che, amante dello stile medievale, ha fatto edificare due palazzi che riportassero alla memoria il paese di origine. Accanto alle ville Tudor è possibile scorgere villette di stili diversi che passano dal liberty e finisco al decò.
Se amate le costruzioni particolare dovete dirigervi verso via Lepanto, qui nel quartiere Maggiolina che ha inglobato il villaggio dei giornalisti si trovano le case a forma di igloo. Disegnate dall’ingegnere Mario Cavallè a metà degli anni Quaranta seguendo una tecnica di costruzione conosciuta in America, gli edifici sono realizzati in mattoncini rossi. La struttura ha due piani, uno a livello della strada e uno seminterrato, per 45 metri quadri totali, ingresso, bagno, due piccole camere e cucina. Oggi ne rimangono solo otto, ma nonostante tutto queste particolari costruzioni richiamano nella zona decine di curiosi.

A due passi dalle case igloo si trova villa Figini, una piccola villa unifamiliare progettata da Luigi Figini come propria abitazione, e costruita seguendo i dettami dell’architettura razionalista. Figini, che si è ispirato a villa Savoye a Poissy in Francia dall’architetto svizzero Le Corbusier, ha applicato i cinque punti della nuova architettura: piloni, tetto a terrazza, pianta e facciata libera, finestra a nastro. La costruzione, che conta 18 metri di lunghezza, 5 e mezzo di larghezza e 12 di latezza, è stata costruita in posizione isolata al centro del lotto edificabile. L’edificio ha forma di un parallelepipedo, scavato al suo interno per accogliere delle terrazze su entrambi i piani, la superiore delle quali contiene anche una piccola piscina. Al suo interno due piani sospesi, mentre il terreno è libero e invaso dal verde del giardino. La struttura presenta una doppia fila di pilastri in calcestruzzo armato che tuttavia sono arretrati rispetto alle facciate; queste sono intonacate in bianco, e caratterizzate da fasce finestrate orizzontali continue.
Ultimato nel 2014, il Bosco Verticale progettato dallo Studio Boeri, ogni anno richiama centinai di turisti e curiosi. Nato come edificio residenziale, la costruzione è tuttavia composta da due torri di 110 e 76 metri di altezza e ospita al proprio esterno circa 800 alberi (di 3, 6 o 9 metri), 4500 arbusti e 15.000 piante che ruotano in base alla stagione e che vengono distribuiti in base all’orientamento delle facciate.
In zona San Siro, e più precisamente in via Gavirate 27, si trova un edificio residenziale molto particolare, perché fatto di tre cilindri. Costruita tra il 1959 e il 1962, l’efficio è stato progettato da Angelo Mangiarotti e Bruno Morassutti, per una cooperativa di funzionari statali. La scelta della forma è stata dettata sia dal fondo sconnesso del lotto sul quale è stata costruita, che dalla necessità di costruire appartamenti spaziosi e molto luminosi. La struttura consta di tre torri, ognuno di tre piani, disposti a triangolo e collegati da un elemento centrale vetrato, contiene le scale e gli ascensori. In ognuno dei tre elementi circolari si trova un appartamento per piano, per un totale di nove appartamenti, a cui ne va aggiunto un decimo per il custode che si trova al piano terreno di uno dei tre cilindri (negli altri due il piano terreno è libero). Alla sommità sono ospitate tre terrazze-giardino.