Mattoni rossi e murales. A memoria dei Trouble degli anni Settanta, che hanno sconvolto la capitale dell’Irlanda del nord. Così a Belfast le architetture moderne si mescolano con le strade a ciottoli contornate da palazzi di mattoni rossi, e tra un negozio e l’altro spiccano i murales che ricordano le guerre civili di oltre 40 anni fa.
Ancora oggi nei quartieri più periferici della cittadina è possibile scorgere le peace line, le linee di confine tra i quartieri cattolici e protestanti che, eretti per “mettere al sicuro” i cittadini, altro non erano che muri di contenimento fatti di acciaio, lamiere e filo spinato. Negli anni Settanta il quartiere Shankhill era letteralmente diviso da Falls Road, i sobborghi della città dove vivevano i cattolici. Erano proprio loro la minoranza della cittadina che rivendicava uguali diritti. Sì, perché all’epoca protestanti e cattolici non avevano le stesse possibilità di accedere alle case popolari e al mercato del lavoro. Ma oggi Belfast è riuscita a ripartire. Si è rialzata e ha deciso di puntare sul turismo, tanto da riqualificare le attrazioni più importanti e rivitalizzando i suoi quartieri più famosi, che oggi si presentano ricchi di pub, locali e ristoranti.
E accanto ai luoghi della movida i turisti hanno la possibilità di passeggiare tra le case dove campeggiano murales repubblicani e murales lealisti per rivivere la storia dell’Irlanda del nord. Il conflitto che ha visto la contrapposizione tra i detrattori dell’Irlanda unita e i fedeli al governo inglese è iniziata a fine anni Sessanta ed è finita intorno al 1988 con il Belfast Agreement, una sorta di cessate il fuoco per porre fine alle tensioni tra cattolici e protestanti.
Era il 10 aprile 1998, proprio quel giorno è stato siglato l’Accordo del venerdì santo, o Belfast Agreement, un documento che ha messo fine alla guerra tra separatisti irlandesi e governo britannico. Trent’anni di conflitto fatto di rivendicazioni politico-territoriali e di identità religiosa che ha provocato circa tremila morti.
A memoria degli anni turbolenti esistono monumenti e murale spesso realizzati da artisti locali come forma di protesta collettiva contro la guerra civile in atto. Tuttavia il murale più famoso di Belfast ritrae Bobby Sands, volontario dell’Ira, deceduto in carcere dopo 66 giorni di digiuno iniziato per protesta contro il duro regime carcerario imposto ai detenuti repubblicani.
Oggi la cittadina richiama decine di turisti e curiosi. Non solo gli amenti dei sentieri lungo la Giant’s Causeway, ma anche gli amanti del buon cibo e della birra. Sì, perché la cittadina ha un’ottima movida, fatta di ristoranti a buon mercato e ottimi pub in cui sorseggiare cocktail e birre. In particolar modo nel quartiere della cattedrale. Qui a pochi passi dalla chiesa intitolata a Sant’Anna potrete immergervi in atmosfere retrò ed magazzini in mattoni rossi. Oggi le strutture che un tempo ospitavano mercati sono diventati gallerie d’arte, studi di design e atelier di giovani artisti in cerca di fama e fortuna. Uno degli scorci che ho più amato si trova a due passi dalla cattedrale: è il Commercial Court, un piccolo cortile in cui si affacciano installazioni, graffiti colorati, luci rosse e ombrelli instagrammabili. Sempre nella zona durante l’anno vengono organizzati diversi eventi, ma il più famoso è senza ombra di dubbio il Cathedral Quarter Arts Festival.
In centro si trova anche il City Hall che si impone lungo tutta la piazza. È forse lui l’edificio più rappresentativo di Belfast, e questo grazie ai suoi giardini, la struttura dallo stile rinascimentale in pietra bianca di Portland. Il Municipio ancora oggi rappresenta il periodo d’oro della città durante la rivoluzione industriale, la cui eco si respira in altre zone della città. Belfast p infatti uno dei maggiori centri industriali della contea, tanto da rappresentare il motore economico dell’Irlanda del Nord. Come testimoniano le enormi gru che sovrastano l’intera area del fiume Lagan.
Proprio sul lungofiume potrete fare una passeggiata, ma attenzione al vento in particolare durante i mesi invernali. A pochi passi dal centro si trova una delle statue più fotografe di Belfast: il Big Fish. Realizzata con centinaia di piastrelle di ceramica che raccontano un episodio della storia di Belfast, la statua è a forma di pesce. Poco più avanti, sempre nei pressi di Donegall Quay, si trova un’altra scultura: Beacon of Hope, commissionata per celebrare la fine di un periodo storico molto travagliato.
Dall’altro lato del fiume si trova una delle attrazioni più visitate dell’intera cittadina: il museo del Titanic. Si trova nel cantiere navale Harland & Wolff, proprio nello stesso posto in cui è stato costruito il transatlantico più tristemente famoso della storia.
Dove mangiare: Havana Bank Square.
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