Si presenta elegante ma senza vantarsene, è attiva e dinamica ma senza essere frenetica. E soprattutto lei, la capitale della Mole e dell’industria, si presenta colta e raffinata. Ma senza farlo pesare. Torino è infatti una delle città più belle del bel paese che ospita tra le sue vie musei e palazzi storici che da un lungo periodo a questa parte offrono anche piccoli spazi in cui far godere di arte contemporanea.
Torino è mosaico di bellezza ed esperienza, perché da antica capitale del regno sabaudo dall’aspetto regale, culla del Risorgimento e teatro di grandi eventi storici per l’Italia, città industriale che ha saputo poi reinventarsi, è diventata una città di sperimentazione artistica e culturale.
La prima tappa del tour inizia dal simbolo della città: la Mole Antonelliana. L’edificio progettato da Antonelli spicca nel panorama della città sabauda. Al suo interno potrete visitare il Museo Nazionale del Cinema, unico esempio di museo dedicato alla settimana arte in Italia.
Fate un salto nell’antichità nel Museo delle Antichità Egizie che, ospitato nell’edificio seicentesco di Palazzo dell’Accademia delle Scienze, è il museo egizio più importante del mondo dopo quello de Il Cairo. Al suo interno vi potrete immergere nella cultura egizia grazie alla presenza di oltre 6.500 reperti tra statue, sarcofaghi e corredi funerari, mummie, papiri, amuleti, gioielli.
Se amate le passeggiate all’aria aperta dovete fare un giro nel Parco del Valentino, il polmone verde della città. Al suo interno, oltre a esempi di progettazione di parchi all’inglese e all’italiana si trova un piccolo Borgo medievale che, realizzato in occasione dell’Esposizione Generale Italiana tra 1882 e il 1884, riproduce un perfetto borgo. Nel parco si trovano poi statue di arte contemporanea come quelle realizzate da Rodolfo Marasciuolo, giardiniere del Comune di Torino. Passeggerete tra fontane, come quella dei 12 mesi e giardini. Pensate che su un’area di oltre 44.000 metri quadri sono disseminati numerosi giochi d’acqua, ruscelli, stradine, panchine e punti di sosta, piante e aiuole con fiori che vengono allestite e cambiate nei vari periodi dell’anno.
Se decidete di passeggiare lungo il fiume Po, a un certo punto troverete la Chiesa della Consolata, un Santuario della Consolata, anche conosciuto con il nome di Chiesa di Santa Maria della Consolazione, è sicuramente uno degli edifici religiosi da vedere nel capoluogo piemontese. La prima costruzione risale all’epoca paleocristiana. Nel corso dei secoli la chiesa è stata ampliata e modificata, anche quando Filippo Juvarra ha fatto diversi cambiamenti per adattarla allo stile barocco dell’epoca.
Fate un salto in piazza Castello, dove si trova Palazzo Madama che vanta una storia secolare e gloriosa, è infatti uno degli edifici più rappresentativi del Piemonte. Il sito architettonico è oggi patrimonio dell’umanità Unesco, ed è sede del Museo civico di arte antica. Il Castello, oggi sede della Facoltà di Architettura del Politecnico di Torino è una dimora sabauda del ‘600, fortemente voluta come “maison de plaisance” dalla Madama Reale Cristina di Francia, sorella di Luigi XIII e moglie di Vittorio Amedeo I di Savoia.
Arrivate in piazza San Carlo. Torino è infatti famosa per i suoi ampi spazi che ospitano monumenti, attrazioni e palazzi d’epoca. Una delle più belle è sicuramente Piazza San Carlo, non a casa soprannominata “il Salotto di Torino”. In questa area, di forma rettangolare, sorgono ancora oggi numerosi luoghi di interesse: al centro è situata una statua equestre di Emanuele Filiberto, mentre, sul lato sud della piazza, si trovano le due chiese gemelle in stile barocco, quella di Santa Cristina costruita nel 1639 e quella di San Carlo del 1619.
Se siete amanti dello stile rinascimentale allora non dovete perdere per alcun motivo il Duomo di Torino. È l’unica chiesa in stile rinascimentale del capoluogo piemontese. Nel corso del ‘600 il Duomo è stato ampliato per permettere di conservare al meglio la Sacra Sindone. Di notevole pregio la Cappella, a pianta interna circolare, commissionata a Guarini da Emanuele Filiberto di Savoia per conservare il sacro lenzuolo dove si trova ancora oggi.
Che sia bel tempo o pioggia battente amerete passeggiare per le strade torinesi. Questo anche grazie ai portici e alle Gallerie Coperte che sono un vero e proprio passaggio obbligato per chi visita il capoluogo piemontese. Le affascinanti gallerie, che ricordano i tipici “passages” di Parigi, sono appunto dei “passaggi” tra i palazzi. Coperte da vetri che lasciano passare la luce del sole illuminando i bellissimi interni, le gallerie sono una curiosità architettonica che fa parte della storia del capoluogo piemontese. Le gallerie di Torino sono tre: la Galleria Subalpina, la Galleria Umberto I e la Galleria San Federico.
Un’altra tappa fondamentale sono i caffè storici. Gli antichi locali ottocenteschi vi vizieranno e vi faranno assaporare le delizie tipiche del capoluogo piemontese. Potrete gustare al loro interno, tra specchi antichi, boiserie, tappezzerie di raso, eleganti candelieri e piatti di porcellana, alcune delle specialità torinesi e fare un piccolo viaggio nel tempo. Tappe obbligate sono anche le visite ai Musei reali, alla Villa della Regina, la Basilica di Superga.
Una meta da visitare e da gustare, non solo per la tradizione dolciaria che la accompagna dall’anno della sua fondazione, ma anche per gli aperitivi a suon di spritz che possono essere sorseggiati nei bar della cittadina. Torino si assesta oggi al 33° posto nella classifica del Sole 24 Ore sulla qualità della vita nelle città italiane, posizionamento più alto rispetto al 2017, quando era solo trentottesima. La categoria che registra il miglior risultato è quello della “ricchezza e consumi”, dove si piazza quinta, grazie soprattutto al basso prezzo medio delle case e alla consistenza dei depositi bancari pro-capite. Buona performance anche nell’ambito “affari e lavoro”, dove si colloca 14° per l’elevato numero di imprese che fanno e-commerce e guidate da stranieri. Piazzamento positivo anche per “cultura e tempo libero”, con ottimi risultati per la spesa pro-capite al botteghino, per numero di mostre e per presenza di palestre.
La peggiore area è quella della “giustizia e sicurezza”. Torino si piazza infatti tra le ultime per indice di criminalità, rapine e truffe. Non a caso si trova al V posto tra le province italiane per il numero dei reati denunciati nel 2018 (in media 5.339 denunce ogni 100mila abitanti). Lo dicono i dati e lo ha confermato la sindaca Chiara Appendino, per la quale “la criticità maggiore, come tutte le metropoli, riguarda la sicurezza, dove però, vi assicuro, l’impegno è totale da parte di tutte le Istituzioni”. Per questo motivo il primo cittadino ha siglato un accordo sulla sicurezza integrata.
Ma Torino è una città che vive una profonda crisi economica. Fenomeno che, iniziato una decina di anni fa, è esploso con il crack che ha lasciato per strada circa 37mila persone. Non a caso negli ultimi anni diverse aziende hanno collezionato conti in rosso. Refrigeration, Csp, Arcelor Mittal, Manital, Mercatone Uno, Pilkington Italia, Ventures, Pernigotti sono solo alcune delle imprese in crisi, alle quali si sono poi aggiunte anche la Mahle di La Loggia e Saluzzo. Necrologi forse in aumento alla luce del grande crisi economica che l’intero paese si prepara ad affrontare dopo l’emergenza coronavirus.
Il crollo in Piemonte continua a mietere vittime, perché sono più di 1.500 le imprese che hanno chiuso. E se nel 2019 la regione della Fiat ha conosciuto la cessazione di 27.489 attività, sono state 25.972 le nuove aziende registrate. Il calo dello 0,35% è leggermente migliore rispetto al 2018, ma ancora in controtendenza rispetto alla media italiana del 2019.
I dati peggiori arrivano dai settori dell’agricoltura e del commercio, mentre i settori in crescita sono il turismo e terziario. Dati confermati anche da Ascom e dalla Camera di Commercio di Torino, che hanno registrato che nei primi 9 mesi del 2019 solo a Torino e in provincia sono state chiuse 817 attività. Tuttavia, a fine 2019 presso il Registro imprese delle Camere di Commercio piemontesi sono state registrate 428.457 imprese. Quest’ultimo dato conferma il Piemonte al settimo posto tra le regioni italiane con il 7% delle imprese nazionali.
E a Torino? La crisi è stata sventata nel settore della vendita, grazie ai grandi centri commerciali. Secondo i dati delle Camere di commercio dal 2001 al 2018 è stato registrato un aumento del 30%. La situazione del centro e la controtendenza dei supermercati durante la crisi a Torino. Secondo le ultime stime soltanto nelle vie centrali di Torino un negozio su quattro ha abbassato definitivamente le saracinesche. E altri spazi sono sfitti da tempo, come nelle centrali vie Cernaia e Pietro Micca, dove il quartiere sembra aver perso i negozi di prossimità.
La crisi ha investito anche la vendita nei mercati e ha messo in ginocchio gli ambulanti. Il problema è semplice: la crisi economica ha colpito tutti, sono venuti a mancare i clienti ed è quindi mancata l’offerta. Attualmente nel capoluogo piemontese sembrano resistere esclusivamente due mercati storici: quello di Santa Rita e quello di piazza Benefica. Tutti gli altri si stanno rimpicciolendo e i numeri parlano chiaro. In appena dieci anni il numero di ambulanti si è ridotto passando circa 11mila banchi nei mercati nel 2010 a 5mila nel 2019, per un totale di 7mila lavoratori del settore.
E Torino si sente preoccupata e un po’ smarrita, in cerca di un riscatto che tarda ad arrivare. L’ex città-fabbrica da sempre a capo delle regioni-locomotiva del Paese, e dove venivano realizzato le auto italiane è in bilico. Come conferma il Rapporto Giorgio Rota (predisposto dal Centro), che parla di un “futuro rinviato”. Così se la città della Mole è cresciuta in cultura e turismo, ha tuttavia subito una vera e propria battuta d’arresto sull’economia. Per i ricercatori nell’ultimo ventennio sono sì aumentate le piccole imprese con meno di 10 addetti, ma le grandi imprese sono calate del 12%. Questo ha quindi comportato la diminuzione del numero dei lavoratori.
La stessa area non riesce a produrre più ricchezza come una volta. Se nel 2000 era la quinta metropoli del Centronord, adesso è settima davanti solo a Venezia. E non aiuta il numero di giovani con una lavoro, la cui percentuale si attesta tra le più basse d’Europa. Mentre l’industria, il settore portante della città e della regione, ha registrato una flessione di almeno un terzo degli addetti.
E se il Torinese conta circa 100mila addetti metalmeccanici, solo nell’automotive a rischio ci sono circa 25mila persone. Tante le aziende in crisi con circa 4mila persone in cassa integrazione. Ma Torino paga anche la crisi e la conseguente delocalizzazione della Fiat, che fa il pari con le Olimpiadi mancate e il Salone del libro salvo per miracolo dallo scippo di Milano. Sì, la capitale della Lombardia, che negli ultimi anni ha finito per fagocitare forza lavoro e menti piemontesi, tutte in fila sui treni regionali per lavorare nella capitale della moda italiana. Una crisi che è finita per far lanciare a Cgil, Cisl e Uil la “Vertenza Torino”, perché la città un tempo capitale d’Italia ha perso in abitanti, calati di circa 9mila persone in appena 10 anni ed è stata fagocitata in una crisi tale da produrre 4mila cassa integrati. E questo fa di Torino la città più cassaintegrata della regione.
E se Torino tenta di inseguire la ricerca grazie al Politecnico, una delle migliori università italiane, i ricercatori sperimentano auto a guida autonoma e mezzi elettrici, mentre il settore dell’agroalimentare continua a resistere. Torino è stata candidata a città dell’aerospazio, grazie a un accordo siglato tra Alenia e Politecnico per l’area industriale situata tra corso Marche e corso Francia nella zona periferica del centro città.
E oggi in piena emergenza il grido unanime è uno solo: scongiurare il più possibile la crisi. Anche nel settore turistico, uno dei rami portanti dell’economia locale. Si pensa dunque a un piano di turismo di prossimità che, pur facendo un salto negli anni 50, porterebbe nella cittadina e nei suoi dintorni turisti curiosi di conoscere le bellezze della terra torinese.
È del 15 aprile la notizia di un questionario promosso dall’osservatorio turistico collaborazione con l’Università di Torino per individuare le linee guida per la ripresa del comparto. A ogni categoria della filiera turistica è stato somministrato un questionario per comprendere quali siano i bisogni e le aspettative di coloro che operano nel comparto e, soprattutto, se si stiano valutando azioni da attuare una volta che l’emergenza sarà rientrata.
Mentre la riapertura dei murazzi, gli storici locali lungo il fiume, sembra lontana. È dello scorso gennaio la notizia dell’ultima conferenza dei servizi con gli uffici tecnici del Comune, la Regione, l’Asl, l’Aipo, l’Agenzia interregionale per il fiume Po, e i vigili del fuoco, che ha dato il via libera per i lavori. Lì, dove un tempo sorgevano luoghi di aggregazione e centri sociali, nasceranno dunque lounge bar, posti in cui bere drink di qualità con aperitivi portati al tavolo, ma anche pranzi con pasti particolari; e poi locali di intrattenimento, che dovrebbero ospitare concerti e magari diventare discoteche per la vita notturna, e c’è anche lo spazio per una palestra.
Ma per la riapertura si dovrà aspettare. Coronavirus permettendo.
Grazie
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Ma grazie a te. Torino è una città splendida…
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