Sono a picco sul mare le “bianche scogliere di Dover”. Il colore bianco gesso, che segna la fine e l’inizio della Gran Bretagna, ogni anno attrae migliaia di turisti. Il merito è della bellezza del paesaggio, lo stesso cantato in un pezzo popolare “The White Cliffs of Dover”.

Nel testo le scogliere sono raccontate come primo e ultimo luogo dell’Inghilterra. Perché rappresentano l’ultimo scorcio del Regno Unito per i soldati pronti a partire e il primo per i ragazzi che in rientro dal conflitto.
Diventata famosa nel 1942 grazie a Vera Lynn, la canzone ha ispirato il regista Clarence Brown che nel 1944 ha girato la pellicola “Le bianche scogliere di Dover”, scegliendo come location le pareti calcaree che si affacciano sulla Manica.
Le scogliere, formatesi 136 milioni di anni fa, si estendono per 13 chilometri e si affacciano sul canale della Manica, tanto che nei giorni in cui il cielo è limpido da South Foreland, il punto più stretto, è possibile vedere a occhi nudi Cap Gris-Nez, vicino a Calais.


A causa della composizione delle rocce, dei fenomeni atmosferici e dell’attività corrosiva delle maree, le scogliere perdono annualmente un centimetro. A volte accade che pezzi di scogliera si stacchino improvvisamente precipitando in mare.
Il colore dipende dal materiale di cui sono composte: rocce calcaree al cui interno sono “custoditi” fossili di organismo marini. Anche se alcuni paleontologi hanno rinvenuto tracce di squali.

Non solo tracce terrestri, ma anche cosmiche. Sì, perché i ricercatori dell’Imperial College di Londra hanno scoperto che nel mix di gesso e calcare di cui le scogliere sono costituite ci sono tracce di polvere cosmica.










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