La casa nasconde, non ruba. In particolare quando devi preparare scatole e scatoline per un trasloco. Gli oggetti che vorresti portare con te in un’altra casa o in un’altra città spariscono. Come per magia. E a nulla serve la ricerca stile segugio, perché quando vuole la casa ingloba tutto quello che contiene. Nasconde ogni singolo oggetto per poi farlo riapparire improvvisamente. Quando ormai sei in un altro continente.
Se in teoria la casa è una foresta incantata capace di fare piccoli incantesimi, in realtà è solo lo specchio del nostro disordine. Quello interiore che si rispecchia senza alcun problema. Documenti sul tavolo, vestiti messi alla rinfusa sulla poltrona. Lo confesso, anche sono una disordinata cronica e impenitente. Oltre che una sbadata senza speranza. Sarei capace di perdere anche le scarpe, se non fosse che le poggio sempre nello stesso posto: vicino al letto. Motivo per il quale la mattina appena sveglia e ancora rincoglionita dal sonno inciampo e finisco rovinosamente per terra.
Ma bando alle ciance, quando si trasloca si devono tenere a mente piccole regole. Le stesse della preparazione della valigia. Solo che nel caso del trasloco il bagaglio è una grande e gigantesca valigia fatta di scatole, scatoline, buste e chi più ne ha, più ne metta. Ecco perché è necessario preparare una lista. La mia, per pigrizia, è fatta solo di pochi oggetti: cd, una bambola di pezza, libri, fotografie, un gatto di porcellana, le macchine fotografiche (sì avete capito le macchine, perché ho una polaroid, una macchina digitale e una Lomo Diana. Con tutti gli accessori). Solo questi occupano una scatola. Pas mal, posso contare su tre valigie e un contenitore di plastica. Tutti occupati da vestiti e scarpe. In soldoni il trasloco da Crotone a Reggio Calabria è fatto di tre valigie, un contenitore di plastica e una scatola di cartone. In poco spazio sono riuscita a concentrare tutta la mia vita: i ricordi delle fotografie, il futuro per le immagini che scatterò nel corso della mia vita e i libri, i cd e i vestiti che fanno il mio presente. Un trasloco è un viaggio nel tempo.
Ma nonostante tutto lo confesso. Odio fare i traslochi. Nella mia vita ne ho fatti tre. Anche se il rituale ha qualcosa di magico. Sali sulla scala, prendi le valigie, le apri, le riempi. In gioco di incastri che hai imparato grazie a Tetris. E ringrazi il cielo per aver inserito i blocchi quadrati o meno davanti lo schermo di un computer. Stesso giochi di incastro per mettere le valigie in auto. Avete mai provato a mettere in una piccola automobile con un mini cofano due valigie grandi? Credo che neanche Thor ci riuscirebbe. A meno che si tagli il cofano.
Il primo trasloco è stato nel 1992. Dal centro ci siamo trasferiti ai limiti della città. Aria buona, animali sotto casa, serpenti in amore compresi. Avevo 11 anni e ricordo la prima notte passata nella casa nuova. Era il 23 dicembre, quell’anno nella vecchia casa avevamo fatto un albero di Natale di cartone. Le palline erano le carte colorate dei torroni. Nella nuova casa solo scatole e valigie. E i pochi mobili montati. La prima notte io, mia madre e i miei fratelli abbiamo cenato con rosette e schiacciata piccante. Ricordo ancora l’euforia del trasloco e del cambio di casa.
Il secondo trasferimento é stato nel 2000, quando sono andata all’università. Ho portato via tutto. E gli scatoloni li ho portati poco per volta. Con diversi viaggi in auto. Puzzle, quadri, poster e tante cene.
La seconda casa, quella in cui ho vissuto fino a 18 anni, è ritornata ad essere la mia abitazione dopo 10 anni. Beh, ritornare a casa con i miei è stato uno shock. Non solo per il trasloco che ha quintuplicato il numero di pacchi, ma anche per la convivenza con altre persone.
E tra poco il terzo trasloco. Ma questa volta ho ridotto al minimo i pacchi. Le mie radici sono nella bambola di pezza che ho chiamato come mia madre, nelle fotografie in cui è facile osservare i cambiamenti. Dai maglioni di ciniglia e il monociglio del liceo, agli stivali e i capelli sempre cangianti dei miei quasi 33 anni. Dalle letture impegnate dei miei 14 anni come Svevo e Stendhal a quelle contemporanee come Benni, De Luca, Auster, Hornby, Winslow e tutta la letteratura “urbana”. In un mosaico di pacchi e valigie che farebbero impallidire un qualsiasi traslocatore. Lo so di aver detto che ho ridotto al minimo gli oggetti da portare. Ma una casa senza i miei libri non sarebbe una casa. O quanto meno non la mia.
Ma se il capitolo libri è lungo, molto lungo, la stessa cosa vale per i cd e i film. Nelle mie scatole Jeff Buckley, U2, Janis, Patti Smith, Pearl Jam, Cure, Radiohead e Pink Floyd. Gli album con i quali sono cresciuta e che mi porto ovunque, quasi fossero la mia coperta di Linus. Con loro i film che mi fanno rilassare: horror movie. Ma anche le pellicole di Tarantino, dei fratelli Cohen.
Un pensiero su “Il trasloco. Ovvero il mio personale viaggio nel tempo”