Camminare per Verona sulle orme di Romeo e Giulietta, assaporando le atmosfere eleganti e sofisticate della città dell’amore. Abbiamo visitato Verona in una fresca giornata quasi settembrina, ci siamo immersi nelle vie tra i negozi pieni di veronesi e turisti. E abbiamo seguito le orme dei Capuleti e dei Montecchi alla ricerca della storia tragica raccontata da William Shakespeare.
Il giro è iniziato nella bellissima piazza Bra, il foyer dell’Arena, perché in occasione degli spettacoli richiama migliaia di spettatori. È da più di due secoli il passeggio amato dai veronesi lungo il Liston ed è stato lastricato tra il 1770 e il 1782 con marmo rosa della Valpolicella. Vicino l’Arena si erge il Palazzo della Gran Guardia che ospita importanti eventi culturali, mentre Palazzo Barbieri accoglie oggi il Municipio della Città. A sormontare l’intera piazza è l’orologio che, donato nel 1871 da Antonio Nogarola, è stato posizionato tra i due archi del 1300 dei Portoni della Bra. Ancora oggi, dopo centinaia di anni, continua a indicare l’ora ai passanti.
E poi c’è lei, l’Arena. Il quarto anfiteatro dopo il Colosseo di Roma, quello di Capua e quello di Milano e, come tutte le costruzioni adibite a spettacoli di lotte tra gladiatori e caccie ad animali feroci ed esotici, è formato da una zona centrale con sabbia e la cavea a gradinate di larghezza costante. Il fascino dell’Arena aumenta in occasione della stagione lirica, una delle più frequentate dagli amanti dell’Opera. Sul piazzale proprio di fronte la struttura abbiamo ammirato le scenografie per l’Aida, l’opera di Giuseppe Verdi che incanta ancora centinaia di spettatori.
Ci siamo quindi diretti in via Guglielmo Oberdan, dove abbiamo passeggiato tra botteghe e negozietti. Per poi dirigerci in corso Cavour e rimanere incantati da Porta Borsari. Il nome attuale è riferito ai bursarii, i soldati di guardia, cioè, che riscuotevano il dazio. Proprio qui si trova una stele a ricordo dello scontro tra Tebaldo e Romeo, nato per vendicare la morte di Mercuzio.
Passando tra piccole botteghe e osterie siamo arrivati in piazza delle Erbe. Ricalcando l’impianto dell’antico Foro Romano, la piazza è stata il centro della vita politica ed economica della città. La zona centrale (il cosiddetto “toloneo“) è ancor oggi animata da un colorato mercato, dove poter acquistare oggetti e spezie. Tra le caratteristiche bancarelle si ergono colonne e monumenti, come la colonna del mercato (1401).
La struttura è sormontata da un’edicola gotica (nelle cui nicchie sono scolpite figure a soggetto religioso aggiunte nel 1930) e voluta da Gian Galeazzo Visconti per esporre le insegne della sua signoria; la berlina o capitello, baldacchino in marmo a pianta quadrata esistente dal XII secolo, sotto cui sedevano i podestà alla cerimonia d’insediamento e che reca su gradini e pilastri misure commerciali veronesi.
In piazza è possibile inoltre ammirare la fontana di Madonna Verona (fatta erigere nel 1368 da Cansignorio) che ha vasca e stelo ornati da teste in rilievo e figure simboliche (opera forse di Bonino da Campione) ed è sormontata dalla figura di Madonna Verona, statua romana del I secolo dopo Cristo e infine la colonna di San Marco del 1523, in marmo bianco, sulla cui sommità fu issato il leone simbolo della Repubblica di Venezia (distrutto dai francesi, l’attuale è del 1886).
Ci siamo quindi diretti verso una parte della piazza occupata dal retro della Domus Nova e il prospetto laterale neoclassico del Palazzo della Ragione o del Comune, in mezzo ai quali è appoggiato l’arco della Costa (così chiamato per la presenza, dalla metà del ‘700, di una costola di balena che pende dalla volta) da cui ci si immette in Piazza dei Signori. Sulle due piazze svetta la Torre dei Lamberti. Al centro della piazza di trova il monumento a Dante (1865), una statua di 3 metri in marmo bianco di Carrara, eretta in occasione delle celebrazioni del sesto centenario della nascita del poeta, che presso la corte di Cangrande trovò il suo primo rifugio dopo l’esilio da Firenze.
Abbiamo camminato lungo il perimetro della piazza, in senso orario, ammirando la Loggia del Consiglio, e quindi il Palazzo degli Scaligeri, che furono Signori di Verona dal 1260 al 1387. Il palazzo è ora sede della Prefettura e della Provincia. Dalla piazza si scorge Santa Maria Antica, cappella privata del palazzo e, nel cortile di questa piccola chiesa romanica, si innalzano le Arche Scaligere, suggestivo complesso funerario, esempio dell’architettura e della scultura gotica in Italia, dove trovano sepoltura alcuni rappresentanti dei della Scala come Cangrande e Cansignorio.
Abbiamo seguito la strada e ci siamo ritrovati davanti il palazzo scaligero del Capitano. Possente con la sua torre angolare che domina la piazza, la struttura è collegata da un arco che sovrasta una strada di epoca romana, al Palazzo della Ragione o del Comune, a strati alterni di tufo e di mattoni. Dall’arco si accede al cortile del Mercato Vecchio, con la splendida scala gotica a due rampe, detta Scala della Ragione, del XV secolo. Tornando sulla piazza a destra troviamo l’accesso alla Torre dei Lamberti, da cui ammirare un suggestivo panorama della città.
Abbiamo quindi deciso di seguire le orme di Romeo e Giulietta. E proprio lì, dietro il palazzo dei Signori ci siamo diretti verso le Arche Scaligere, il complesso funerario recintato da ferro battuto, con ricche decorazioni su cui spicca il motivo della scala (simbolo dei signori). E più giù in via Santa Maria Chiavica ci siamo imbattuti nella poco battuta casa di Romeo. Nell’abitazione medievale ha abitato Cagnolo Nogarola. È una sorta di castello urbano, segno dell’importanza della famiglia, e presenta tuttora murature in cotto merlate alla sommità nel cortile cintato verso la strada e nei resti di una torre angolare.
I nomi delle due famiglie in lotta erano già noti nel Trecento, inserite da Dante nella sua Commedia (precisamente nel canto VI del purgatorio, versi 105-106-107), ma solo i Montecchi sono originari di Verona, i Capuleti (che in realtà si chiamavano Cappelletti) provengono invece da Brescia, anche se si trovano pure a Verona fino agli anni della permanenza di Dante, nella attuale casa di Giulietta, dove, tra l’altro, la loro presenza è testimoniata dallo stemma del cappello sulla chiave di volta dell’arco di entrata al cortile dell’edificio duecentesco.
Non ci sono tuttavia notizie di lotte tra Cappelletti e Montecchi, mentre questi ultimi hanno portato avanti per molto tempo una lotta sanguinosa contro i guelfi (in particolare con la famiglia guelfa dei Sambonifacio). Ma a seguito della fama della storia grazie alla penna di Shakespeare la leggenda ha preso forma. La storia di Romeo e Giulietta compare in Italia all’inizio del Cinquecento, in una pubblicazione di Luigi Da Porto e, qualche anno dopo, viene raccontata dal domenicano padre Matteo Bandello in un simposio aristocratico nella campagna veronese.
Da qui la decisione del Comune di avviare veri e propri tour alla scoperta della storia d’amore tra i due giovani. Alla fine della piazza delle Erbe e più precisamente in via Cappello, al civico 23, secondo la leggenda, sorge la casa di Giulietta con il balcone più famoso al mondo. L’edificio, risalente al XIII secolo, è stato a lungo proprietà della famiglia Cappello. L’identificazione dei Cappello con i Capuleti ha dato origine alla convinzione che lì sorgesse la casa di Giulietta, eroina della tragedia di Shakespeare. La dimora medievale restaurata pittorescamente da Antonio Avena a metà degli anni ’30, è stata nel recente passato adibita a mostre temporanee.
L’edificio presenta una bella facciata interna in mattoni a vista, un portale in stile gotico, finestre trilobate, una balaustra che mette in comunicazione dall’esterno i vari corpi della casa e, ovviamente, il famoso balcone. Nel cortile è collocata la statua in bronzo di Giulietta, opera dello scultore Nereo Costantini.
La casa di Giulietta è una delle suggestive sedi che la città mette a disposizione degli sposi per la celebrazione del loro matrimonio. Proprio il giorno della nostra visita c’è un matrimonio. Gli amanti del romanticismo che intendono “suggellare” la propria unione possono farlo scrivendo le promesse di amore eterno sui muri che portano al cortile della casa. Lì ogni anno centinaia di turisti disegnano cuori e scrivono parole d’amore consegnandole al tempo.
Fuori dalla cerchia delle mura scaligere, l’epilogo della tragedia: la tomba di Giulietta. E’ un ulteriore intervento del Sovrintendente Avena che, nel 1938, ambienta in un luogo isolato, ma raggiungibile dal centro con una breve passeggiata, la fine di una storia che il tempo non cancella. Il sepolcro di pietra è situato in un sotterraneo all’interno del chiostro di San Francesco al Corso, suggestivo e diroccato complesso monastico, che oggi rivive nel ricordo del mito. All’interno il sarcofago che avrebbe ospitato il corpo della giovane. Qui finisce la passeggiata tra storia e leggenda, tra vita, sogno e teatro.
COSA VEDERE:
Il teatro Romano. Costruito sulle pendici del colle di San Pietro verso la fine del I secolo avanti Cristo, durante il principato di Ottaviano Augusto, la costruzione si estendeva dalla riva sinistra dell’Adige alla sommità del colle, ed era in rapporto scenografico con l’impianto urbanistico romano, posto sulla riva destra del fiume. Nel corso dei secoli edifici civili e religiosi vennero eretti sulle rovine del teatro; nel 1834 Andrea Monga, un ricco commerciante veronese, acquistò parte delle case costruite nell’area per effettuare scavi, che portarono al recupero di notevoli resti. Il teatro risponde ai canoni architettonici propri di questo tipo di edifici: la cavea riservata agli spettatori, divisa in due sezioni e verticalmente in cunei; l’orchestra semicircolare ai piedi della gradinata; la scena, riservata agli attori. Nel periodo estivo vi si tengono rappresentazioni teatrali e musicali (Estate Teatrale Veronese).
Il ponte di pietra. Costruito a cavallo dell’Adige dove fin dalla preistoria esisteva un guado tra il colle di San Pietro e la pianura, la mancanza dell’allineamento con il reticolo viario urbano romano ha fatto pensare ad una realizzazione del ponte precedente all’89 avanti Cristo. Il ponte attuale è a cinque arcate. Le prime due a sinistra sono romane, in grossi blocchi di calcare bianco locale; nella pila fra le due arcate è visibile una delle finestrelle (in origine, una su ogni pila) che assicuravano un efficace sfogo alla corrente del fiume in piena. Nell’arco della seconda arcata è visibile una figura scultorea maschile del II o III secolo dopo Cristo L’arcata destra, con la rimanente torre di testa, risale al rifacimento in mattoni del 1298, voluto da Alberto I della Scala. Le due arcate al centro risalgono probabilmente alla ricostruzione del 1520.
Castelvecchio. Maniero scaligero voluto da Cangrande II, è stato costruito negli anni 1354-56 su preesistenti fortificazioni. Aveva funzione di residenza signorile, ma anche di presidio difensivo sia verso attacchi dalla città sia verso il ponte che consentiva il collegamento con la strada per il Tirolo. Presenta due nuclei, divisi da un tratto delle mura duecentesche e sette torri perimetrali; il nucleo di destra racchiude il cortile maggiore, con la piazza d’armi; il nucleo di sinistra era la vera e propria reggia scaligera, con cortile più stretto e doppia cinta muraria. Al centro, l’alta Torre del Mastio (1376), da cui si accede al ponte Scaligero sull’Adige.
Duomo. Più che un singolo edificio la Cattedrale, dedicata a Santa Maria Assunta, risulta essere un complesso architettonico articolato di cui fanno parte San Giovanni in Fonte, Santa Elena, il chiostro dei Canonici, la biblioteca Capitolare, il museo Canonicale, l’antistante piazza e il Vescovado. Nella zona dove sorge oggi il Duomo si trovavano, in epoca romana, delle ville con balnea privati e, probabilmente, dei tempietti per il culto.
Basilica di San Zeno. E’ senza dubbio una delle più belle chiese romaniche esistenti in Italia. L’intenso cromatismo è dato dall’impiego della pietra di tufo usata sola o alternata a mattoni. L’origine del primitivo nucleo di San Zeno è da ricondurre alla chiesa e al cenobio eretti nell’area cimiteriale romana e paleocristiana vicina alla Via Gallica, sorti sul luogo di sepoltura del Vescovo Zeno per conservarne la memoria e le reliquie. San Zeno, di origine africana, fu l’ottavo vescovo di Verona (362-380 circa) e convertì la città al cristianesimo.