E la casa…

amiciLa casa non è una questione di mattoni, ma di affetto. Perché diciamocela tutta quattro muri non fanno una casa. Al contrario delle persone. Quando parlo di affetto e amore non parlo soltanto di quello provato per la persona amata, ma  anche per gli amici e la famiglia.

casa8La casa non è fatta di cemento, ma delle persone che vi abitano e che la rendono speciale. La parte difficile è costruirla. Perché creare un posto che non sia fatto solo di stanze in cui dormire, ma in cui vagare con la mente è difficile. Così come è complicato dare vita a un posto creato non solo per trovare riparo dal freddo o dal caldo, ma che sia un angolo perfetto dal quale ammirare il cambiamento delle stagioni. Un posto in cui il tempo passa, sì, ma per dare gioia. Grazie alle persone che lo popolano e che lo fanno diventare casa.

Ricordo ancora che da piccola mamma chiamava la nostra casa “Casa del pellegrino”, perché nonostante la stanchezza, mia madre amava ospitare molte persone. Non solo a pranzo a cena, ma anche per la notte. Teneva nell’armadio le lenzuola per ospiti, così da preparare il letto nel quale avrebbero dormito in qualsiasi momento della giornata. Per noi bambini significava rimanere alzati per più tempo, anche se mamma non ci ha mai messo il coprifuoco.

casa3Oggi dopo tanti anni credo di aver ereditato la necessità di usare la casa come luogo di “accoglienza”, come un posto in cui  scambiarsi le esperienze di vita, magari davanti a un piatto di pasta fumante. Oppure davanti una tazza di caffè o di birra. È stata così la casa dell’università, piena di gente. Ricordo i pomeriggi passati a preparare da mangiare con Manu e la sangria con Gabro, ricordo le risate. La casa è fatta di persone, e per quanto fragili possano essere, la rendono speciale. Con le loro risate e i loro racconti.

casa6In fondo le case sono le persone, ci sono quelle piccole che nonostante il poco spazio decidono di offrire spazio, quelle grandi che accolgono tante persone per quante sono le stanze. E poi ci sono loro: le case belle solo all’apparenza. Come quelle solo di facciata. Sono le case non finite per mancanza di soldi. Quelle case che hanno una facciata degna di una reggia, ma che nascondono stanze vuote. Proprio come le persone vuote, quelle che mostrano un certo interesse, ma solo per facciata. Soltanto per apparenza.

casa4Adoro pensare alla casa fisica come a un luogo di condivisione, del pasto e magari del letto. Sono cresciuta pensando che la casa ha due grandi poteri: uscita ed entrata. Se da una parte sentiamo l’esigenza di uscire dal guscio per assaporare la vita oltre la porta, dall’altra sentiamo un vero e proprio senso di smarrimento se non torniamo. Per questo la mia casa è la gente.

casa2La casa è questo: un rifugio da cui osservare i cambiamenti del mondo, il posto in cui regna la totale anarchia. Perché le regole sono dettate dalle nostre abitudini e dalle nostre esperienze. In fondo noi, persone senza radici, siamo come le chiocciole. Portiamo la nostra casa sulle spalle, la trasciniamo in qualsiasi parte del globo, perché senza i nostri ricordi e le nostre persone ci sentiremmo persi. Per questo per il primo Natale milanese il mio albero è umano. È fatto di persone, le stesse che incrocio sulla mia strada, le stesse persone con cui condivido e continuo a condividere sogni, le stesse persone che sono diventate i fari della mia esistenza. Il mio albero di Natale si chiama Natale e accoglie sui suoi rami le fotografie delle persone che sono il mio condominio.

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