Quanto la street art diventa messaggio sociale: Banksy

Photo by Eric Ward on Unsplash

Da Bristol a Gaza. Passando per Londra e Parigi. Così Banksy, uno dei maggiori esponenti della street art, ha lasciato il segno. Il vero nome è sconosciuto, ma lo stesso non si può dire della sua posizione in merito alla guerra. Perché Bansky attraverso i murales, veri esempi di guerrilla art realizzati in incognito, trattano la politica anche se interpretata in modo satirico. I suoi stencil hanno cominciato ad apparire proprio a Bristol, poi a Londra, in particolare nelle zone a nordest e a seguire nelle maggiori capitali europee, non solo sui muri delle strade, ma anche nei posti più impensabili come le gabbie dello zoo di Barcellona. Diventato famoso per entrare nei musei più importanti del mondo e appendere sue opere tra le altre già presenti, Banksy oggi accompagna i propri stencil con slogan. Il messaggio di solito è contro la guerra, anti-capitalistico, anti-istituzionale e a favore della pace. I soggetti sono animali come scimmie e ratti, ma anche poliziotti, soldati, bambini e anziani. Tutti creati per evidenziare problemi, come il riscaldamento globale e le barbare delle tecniche di macellazione, la diffusione dell’Aids in Africa e le guerre che tormentano il pianeta, lo scandalo del Datagate e la prepotenza della polizia. Alcuni dei suoi lavori, considerati troppo offensivi, sono stati rimossi.

Se nei primi anni della sua attività amava realizzare dipinti famosi con l’aggiunta di particolari anacronistici, oggi, per lanciare il proprio messaggio, si affida al murales. Ha realizzato per tutta  Londra stencil di topi, i famosi Rats, opera che se da una parte mette in evidenza le specificità della realtà attuale, dall’altra vuole porre l’accento sull’anagramma della parola rat, da cui si può ottenere art (“arte”). Ha scelto i topi perché sono animali odiati, cacciati e perseguitati, eppure capaci di mettere in ginocchio intere civiltà.  Per Rats si intende una serie di graffiti realizzati dall’artista Banksy raffiguranti dei topi, intenti alle più svariate azioni. I primi Rats sono apparsi per le strade della città nativa dell’artista. Successivamente le piccole bestiole hanno infestato grandi città come Londra, Parigi, New York. Banksy ha raffigurato molti topi a Londra aventi un cartello in mano con i più svariati messaggi, dal simbolo della pace, al simbolo dell’anarchia, a un semplice messaggio “I <3 London”.

Uno dei suoi più famosi murales, quello con gli attori di Pulp Fiction che stringono banane anziché pistole, è stato recentemente rimosso: il suo valore stimato si aggirava intorno ai 400 000 euro. Il 3 giugno 2013 il murale Slave Labour è stato venduto all’asta per 750 000 sterline. L’opera è stata tuttavia rimossa dalla sua originaria collocazione nel febbraio dello stesso anno.

Nell’agosto del 2005 Banksy realizza murales sulla barriera di separazione israeliana, costruita dal governo israeliano nei territori della Cisgiordania (soprattutto a Betlemme, Ramallah e Abu Dis), combinando varie tecniche. Le caratteristiche di questi murales sono veri e propri squarci nel muro (realizzati con la tecnica del trompe-l’œil) che permettono di “vedere” cosa c’è dall’altra parte. Nel 2007 è ritornato a Betlemme per effettuare ulteriori murales, assieme ad altri artisti, tra cui gli italiani Blu e Ericailcane. Proprio qui realizza “Flower Thrower” (“Il lanciatore di fiori”). Il soggetto del graffito, un giovane uomo, sembra essere coinvolto in uno scontro: indossa un fazzoletto a coprire il volto ed è lì pronto a caricare, armato però di un mazzo di fiori al posto di una molotov. L’opera originale in bianco e nero è sul muro di un edificio privato; unico elemento colorato in risalto sono i fiori, segno di speranza di contro la distruzione. Nello stesso 2003 è stata terminata la costruzione del muro di separazione tra i territori palestinesi e Israele, barriera su cui Banksy nel corso degli anni ha realizzato diversi murales. L’immagine, che l’artista ha adoperato per la copertina del suo libro “Wall and Piece” (raccolta dei suoi lavori del 2005), è una delle più riprodotte sotto forma di stampe, magliette, perfino tatuaggi ed ovviamente di graffiti.

 

Nel 2005 realizza sul muro di separazione dei territori palestinesi da Israele, a Betlemme l’opera  “Armored Dove” (West Bank, Cisgiordania). Una versione provocatoria della colomba della pace, con indosso un giubbotto antiproiettile, nel becco un rametto d’ulivo e il mirino puntato sul cuore: il graffito non è stato apprezzato da tutti i palestinesi. Il graffito è del 2005, anno in cui, dopo una lunga guerra, Israele si è ritirato dalla Striscia di Gaza e ha consegnato l’intero territorio all’Autorità Nazionale Palestinese.

Mentre  lo scorso 11 dicembre l’artista ha realizzato un murale che ritrae l’ex Ceo della Apple Steve Jobs su un muro della Giungla di Calais, l’enorme baraccopoli dove vivono i migranti che dalla Francia provano a raggiungere il Regno Unito. Jobs è disegnato con in mano una sacca e un vecchio computer Apple, in riferimento al fatto che il padre biologico dell’informatico era un rifugiato siriano che arrivò a New York negli anni Cinquanta. Un’opera creata per esprimere il proprio sostegno bei confronti dei migranti. “Siamo portati a pensare che l’immigrazione dreni le risorse di un Paese e invece Steve Jobs era il figlio di un migrante siriano”, ha spiegato l’artista in un comunicato stampa. “Apple è l’azienda con più profitti al mondo, paga circa sette miliardi di dollari all’anno di tasse ed esiste unicamente perché hanno accolto un giovane uomo da Homs“.

Nel 2015 ha creato a Gaza Cat, opera in cui compare un gatto siberiano. L’opera fa parte di una serie di quattro opere che il graffitaro ha realizzato nel corso di un viaggio avvenuto nel febbraio 2015 e documentato da un video girato dal writer stesso. Il filmato mostra la situazione della striscia di Gaza dopo la guerra con Israele del luglio del 2014 in cui sono morti più di duemila civili e sono state distrutte circa 19mila case, per un totale di 100mila persone rimaste senza un posto dove vivere. “Un uomo mi ha chiesto cosa significasse la mia opera”, commenta l’artista sul suo sito riferendosi all’immagine del gattino, “e ho spiegato che volevo mostrare la distruzione di Gaza mettendo foto sul mio sito, ma che la gente su internet guarda solo foto di gattini”.

In  “Birds of a Feather” (“Uccelli della stessa specie”) creata a Essex nel settembre 2014, mostra cinque piccioni che reggono cartelli contrari all’immigrazione (su uno c’era scritto “Tornatene in Africa”) davanti a un uccello dall’aspetto esotico, più piccolo e colorato, con un evidente gioco di parole tra il tema dell’immigrazione e le migrazioni degli uccelli. Il murales allude alle elezioni suppletive che si sarebbero svolte poco tempo dopo la realizzazione del murales e che hanno dato come favorito un candidato del partito euroscettico Ukip. Il Consiglio locale ha deciso di rimuovere il graffito perché considerato “razzista” e offensivo”.

A Cheltenham, a pochi isolati dal quartier generale dell’agenzia del governo per le comunicazioni (Gchq) è apparso un murales che ritrae delle spie in impermeabile con microfoni e registratori vicino a una cabina telefonica. Si tratta di Spy Booth. L’ente governativo responsabile delle comunicazioni è stato coinvolto nelle attività di spionaggio della National Security Agency americana: l’opera, ispirata al cosiddetto Datagate, è in omaggio all’attività di Edward Snowden, che ha pubblicato i file che hanno svelato il controllo sulle comunicazioni dei cittadini americani e europei.

Nel 2014 a Bristol, città natale dell’artista, è invece apparsa “Mobile Lovers” (“Gli amanti con lo smartphone”) che mostra una coppia di innamorati mentre si abbraccia. Entrambi controllano le ultime notifiche comparse sullo smartphone. “Mobile lovers” sembra voler evidenziare la mancanza di comunicazione reale in un periodo in cui quella digitale è onnipresente. Secondo alcuni il graffito è una copia di una copertina del 2012 della rivista “The Atlantic”. Poche ore dopo la sua realizzazione, l’opera è stata rimossa con un piede di porco e presa in custodia da un pub di Bristol, dove era visibile a pagamento fino a quando non è stata venduta per salvare il locale.

Nel 2009 l’impegno di Bansky si è concretizzato nella creazione dell’opera “I don’t believe in global warming” (“Io non credo nel riscaldamento globale”) apparsa sul Regent’s Canal a  Londra. “Io non credo nel riscaldamento globale”. Banksy ha scelto un color rosso acceso per disegnare questa frase, situata a filo d’acqua lungo il Regent’s Canal a Camden, nel nord di Londra. L’opera rappresenta una protesta dell’artista a fronte del fallimento della conferenza sul clima di Copenaghen del 2009.

Sweep it Under the Carpet” (“Spazzalo sotto il tappeto”) è comparsa per la prima volta nel 2006 a Chalk Farm, a Londra. Il murale è stato riprodotto un anno dopo anche su un muro nei pressi della londinese White Cube Gallery. Per quanto riguarda il lavoro del 2006, il quotidiano britannico “The Independent” ha affermato che sarebbe stato eseguito sotto sua commissione, ma Banksy ha smentito. Il graffito rappresenta una cameriera che nasconde la sporcizia sotto il tappeto e pare alludere alla riluttanza del governo inglese ad occuparsi di questioni controverse come quella dell’Aids in Africa. “Nei brutti giorni antichi, solo papi e principi potevano pagare per essere ritratti”, ha commentato Banksy sul suo sito. “Questo è il ritratto di una domestica di nome Leanne, che puliva la mia stanza in un motel di Los Angeles. Era una donna piuttosto esuberante”.

Ha creato scalpore “Kissing coppers”. Perché il graffito, realizzato nel 2004 a Brighton, riprende l’omosessualità. E se da una parte assume il significato di sberleffo nei confronti dell’autorità, dall’altra è tuttavia un invito a parlare e a riflettere sull’omofobia. L’opera è apparsa L’omosessualità infatti nel mondo militare, e non solo, viene spesso nascosta e coloro i quali si dichiarano apertamente gay rappresentano l’eccezione. Per sette anni il lavoro è stato ospitato da un muro accanto al pub Prince of Albert, a Brighton. Nel 2011, in seguito a una serie di danneggiamenti, il bacio è stato trasferito su tela e al suo posto è stato collocato un fac simile: l’opera originale è stata venduta dal proprietario del pub a una galleria newyorchese, per poi essere battuta all’asta per 420mila euro in Florida nel 2014.

“La ragazza con il palloncino”, creata nel 2014 e apparsa a Londra,  è uno dei lavori più famosi di Banksy, che realizzò a Londra nel 2002. L’opera rappresenta una bambina a cui sfugge un palloncino a forma di cuore; poco distante una scritta recita “C’è sempre speranza”. Nel marzo 2012, in occasione del terzo anniversario della guerra civile siriana e sull’onda della campagna #WithSyria a sostegno delle vittime del conflitto, l’artista ha pubblicato sul proprio sito un’immagine modificata della celebre “Balloon Girl”, in modo da fare assomigliare la bambina a una piccola profuga.

Non solo Gaza e Londra per l’artista. Perché Banksy ha realizzato a Napoli, in Via Benedetto Croce, uno stencil che rappresenta una reinterpretazione dell’Estasi della beata Ludovica Albertoni del Bernini, raffigurata con in mano delle patatine e un panino, simbolo del consumismo. L’opera è stata cancellata nel maggio 2010 da un writer napoletano che l’ha coperta con un enorme murales. In Piazza dei Gerolomini, poco distante da Via Benedetto Croce, è visibile la cosiddetta Madonna con la pistola, reinterpretazione di un’opera del barocco romano.

Nell’ottobre 2013 Banksy si dedica a New York a una serie di lavori che intendono ridefinire i muri dei quartieri cittadini, da Staten Island all’Upper West Side, passando per South Queens e Tribeca. L’operazione è stata duramente criticata dal sindaco Michael Bloomberg, che ha definito i graffiti “un segno di decadenza”.

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