Scrive Haruki Murakami: “Il tempo continua a scorrere? Sfortunatamente sì. Scorre? Che dico, precipita. Il passato aumenta e il futuro diminuisce. Le possibilità si assottigliano, i rimpianti crescono”. Credo abbia ragione, con il passare del tempo i rimpianti aumentano. E con loro il senso di immobilità che finisce per chiuderci in una morsa. L’altro giorno mi sono imbattuta in un discorso, quello fatto da Catherine Drew Gilpin Faust agli studenti dell’Università di Harvard. Lei è stata la prima donna ad assumere la carica di rettore dell’università. In questo discorso ha illustrato la sua: “Teoria del posto macchina gratuito della vita”. “Non parcheggiare a un chilometro dalla tua destinazione solo perché pensi di non trovare un posto libero più vicino. Vai esattamente dove vuoi essere. Se non c’è spazio avrai sempre la possibilità di allontanarti. In altre parole: non arrenderti troppo presto nella vita”. “Fai ciò che ti appassiona, che ti interessa davvero. Non mettere in pratica il Piano B, il piano di emergenza, fino a quando non hai provato di tutto per realizzare il Piano A”.
Spesso si dice che le decisioni importanti debbano essere prese in modo razionale. Ma non credo sia proprio così. In fondo ho sempre deciso di pancia, e ho avuto piccoli rimpianti, quelli per le cose non dette in un preciso momento, quelli per le situazioni create ad arte per fuggire da un problema. Ma come dicono i Linea 77 “Meglio mille rimorsi che un solo rimpianto”. Perché alla fine diciamocela tutta i rimpianti ci assalgono in vari modi e misure, molti sono piccoli come quando facciamo qualcosa di brutto per una buona causa, alcuni sono grandi, come quando deludiamo un amico. Alcuni di noi fuggono dal dolore del rimpianto facendo una scelta giusta, altri hanno poco tempo per i rimpianti perché attendono con ansia il futuro. A volte dobbiamo lottare per andare d’accordo con il passato e a volte seppelliamo i nostri rimpianti con il proposito di cambiare vita. Ma i nostri più grandi rimpianti non sono per le cose che abbiamo fatto, ma per le cose che abbiamo evitato di fare e per le cose che non abbiamo detto e che potevano salvare qualcuno a cui tenevamo.
Per questo la teoria del parcheggio rispecchia perfettamente la vita di ognuno di noi. In particolare di chi rifugge dal rischio, e dall’idea di cambiamento. Ma chi invece rischia e ama vivere il presente non vuole vivere di rimpianti. Nessuno vuole arrivare ad una certa età e raccontare ai nipoti o ai figli che un giorno avrebbe potuto fare un passo, avrebbe potuto scegliere di pancia per ottenere un lavoro, una relazione o anche solo una cosa meravigliosa. E come dice Mark Twain forse tre poco meno di 20 anni saremmo così dispiaciuti per le cose che non abbiamo fatto, piuttosto di quelle che abbiamo fatto. Da qui il suo consiglio: “Sciogli gli ormeggi, naviga lontano dal porto sicuro. Cattura i venti dell’opportunità nelle tue vele. Esplora. Sogna. Scopri”.
Il sogno. Quando abbiamo un sogno, uno di quelli che non ci fanno dormire e a cui pensiamo in ogni momento della nostra vita, è allora, proprio allora che dovremmo combattere con tutte le nostre forze per raggiungerlo. Evitando di trovare mille scuse, come quella del parcheggio, perché diciamocela tutta il rischio vale sempre la candela. Non solo perché ci permette di andare avanti, ma ci permette anche di uscire dalle sabbie mobili dell’immobilismo in cui spesso ci cacciamo. Quando per esempio non siamo soddisfatti del nostro lavoro, di una relazione, di una situazione. Ci barcameniamo tra le mille scuse di avere troppi impegni, di avere una vita stabile che ci facciamo piacere. Ma dimentichiamo una cosa importate: e se un giorno dovessimo pentirci di non aver rischiato? Certo è che un rimpianto per una cosa che non si intende fare è sempre meglio di mille rimorsi.