Lo ammetto: mi manca la mia terra. Mi mancano le persone che sorridono alle giornate di sole, nonostante le difficoltà quotidiane, mi manca il mare, il suo odore e il rumore delle onde che accarezzano la sabbia. Mi mancano le persone, le stesse con cui tre anni e mezzo fa abbiamo costruito la radio, e mi mancano le mie anime gemelle. Sì, avete capito bene, ho tante anime gemelle. Ci sono quelle a cui darei tutto e che sono per me la “casa”, come Gabriele, quelle che mi capiscono soltanto dall’emoticon usata su wazzup, come Emanuela, quelle che mi conoscono da quanto avevo il monociglio e i maglioni di ciniglia, come Carla, quelle che sono una certezza. Sempre e comunque, come Giuliano. Le anime gemelle che mi accompagnano sempre, come Chiara. E poi ci sono le anime gemelle fatte di amore e passione. Come la radio. Mi manca mio marito radiofonico… e mi mancano le altre persone della squadra.
E quando sei lontana dalle tue anime gemelle inizi a pensare a quanto siano diverse le giornate, scandite tra lavoro, ascolti e visioni, e la nostalgia invade ogni atomo del corpo. Se poi rivedi una delle fotografie scattate in occasione dell’ultimo programma in diretta dalla vecchia sede della Radio il cuore inizia a farsi piccolo, piccolo. E allora senti un tuffo al cuore. Un anno fa ho chiuso l’esperienza in via Cappuccini con una puntata dedicata alla Stoccolma raccontata da Stieg Larsson, la città della trilogia di Millennium. E oggi a un anno di distanza ho capito che l’assenza è una presenza più acuta. Vale per la voce, per l’udito, l’olfatto. Vale per le persone che c’erano e non ci sono più. Vale per le persone lontane che non puoi vedere e sentire quando vorresti. Vale per me che non smetto un momento di cercare ciò che non c’è più e desiderare quello che mi manca.
Il 4 febbraio 2015 mi sono sforzata di fare il meglio che avrei potuto. E rifiutare il senso delle sparizioni, delle persone, dei lavori, delle situazioni. Ho imparato a capire che la vita è piena di queste sparizioni. E quando qualcosa che non credevo di possedere è scomparsa, ne ho sentito la mancanza.
Eppure sono consapevole che la vita è piena di curve e capovolgimenti. È ricca di strade senza uscita e di strade percorse in contro senso. Ma nel momento in cui ho creduto di aver imparato a conoscere il territorio mi è venuta a mancare la terra sotto i piedi e ho perso l’equilibrio. Qui a Milano, oltre all’umanità sto scoprendo la mancanza, la nostalgia. A volte sono fortunata, me la cavo con piccoli graffi che possono essere curati con un cerotto. Ma ci sono giorni in cui le ferite sono più profonde di quello che sembrano, e in quel momento capisco che non basta un semplice cerotto. Per quelle ferite profonde e sanguinolente strappo via il cerotto e lascio le ferite respirare. Per dare loro il tempo di guarire.
Perché in fondo come scrive Alessandro Baricco: “Non si è mai lontani abbastanza per trovarsi”. E le vite, anche se a migliaia di chilometri di distanza, vengono vissute sempre sotto lo stesso cielo.
Commuovente e.. vero. Terribilmente vero..
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