E la musica della mia vita…

dsf3781bisFin da quando ero bambina la musica ha attraversato la mia vita. Un specie di droga fatta di note, in fila sul pentagramma degli episodi che hanno segnato la mia vita. Dal rock alla musica classica, passando al pop e all’heavy metal. Ho sempre masticato musica, grazie al mangiacassette che mia madre ci aveva regalato. Non parlo della musica per intenditori, quella jazz che ho difficoltà a capire, ma la musica spontanea degli  artisti di strada, delle note rubate dall’autoradio accesa nel vento, condita dalle lacrime di disperazione e i ricordi fatti di felicità. Ricordi appena sfiorati o impressi. Così esistono canzoni che fanno parte della mia vita, pezzi cui sono affezionata per motivi personali ed emotivi. La musica degli stadi e dei grandi concerti.

293280_4463475709482_674846411_nQuesta classifica inizia con un pezzo dei Frankie Goes to Hollywood, gruppo che ho studiato all’università per una tesina dedicata ai videoclip della storia della musica. Parlo di The Power of love, una canzone d’amore, quello sentito e percepito sotto pelle che tuttavia è diventata la canzone tra me e mia madre. Ricordo i giorni in cui lavoravo seduta sul letto mentre lei, al pc per sistemare il blog, chiedeva della musica. E la prima canzone ascoltata era sempre questa: The power of love.

Se penso alla mia infanzia penso alla cassetta arancione con il greatest hits dei Queen. Una cassetta che inserivamo tra una canzone di Heather Parisi e una della raccolta Bimbomix, proprio la cassettina arancione. E allora mi sono innamorata di Bohemian Rhapsody. Canzone che continuo ad amare e che mi rimanda ai tempi della mia infanzia.

10490162_10204279706337290_1202727268_nMa quando penso alla musica, mi vengono in mente le canzoni paracadute, ovvero i pezzi capaci di risollevare l’animo. Non sono pezzi intellettuali, ma canzoni semplici che nel corso della mia vita ho sentito e risentito. Solo perché mi facevano stare bene. E allora devo inserire Welcome Home dei Radical Face, ascoltata tre anni fa quando la casa era piena di persone sconosciute. Firework di Kate Perry, Pleasant Street di Tim Buckley, Le vent nous portera dei Noir desire pezzi che ho ascoltato alla nausea e che lego a diversi momenti.

IMG_20150418_203251Ma c’è una canzone che adoro alla follia: Teardrop dei Massive Attack. E un album che conosco a memoria. So perfettamente la playlist e le prime note di ogni pezzo, parlo di Grace di Jeff Buckley. Album che ascolto spesso, quando lavoro, quando pulisco e quando corro. Quando sono triste e quando un sorriso mi spunta sul viso.

Wishlist dei Pearl Jam. Non è una delle canzoni più famose del gruppo, ma mi ricorda i motivi di tanti scelte. Quelle fatte e quelle non fatte.  Mi ricorda i sogni che ho nel cassetto, quelli che ho riposto in cantina e quelli che nel mio piccolo sono riuscita a realizzare.

Raggia del Parto delle nuvole pesanti. Una delle canzoni che ascolto quando pulisco e lavoro. Solo che alla prima nota devo alzarmi e ballare. Una Tarantella.

10454910_10206089596343409_766068437537527014_nBella Ciao, versione dei Modena City Ramblers. Canzone che lego a uno dei racconti mia madre. Dopo il terremoto dello Stretto una piccola comunità svizzera e tedesca si è insediata aReggio Calabria per aiutare la popolazione a ricostruire la città. La stessa comunità continua a frequentare un piccolo quartiere della città, Catona. Proprio lì è stato fondato un lido, quello che gli abitanti chiamano Centro svizzero. Da piccola andavamo spesso a fare il bagno lì, nonostante l’acqua ghiacciata per le correnti. Ma il ricordo di mia madre è più particolare, perché mi raccontava spesso che ad ogni visita delle delegazioni tedesche e svizzere i bambini delle scuole elementari che ricevevano il gruppo cantavano sempre la stessa canzone: Bella ciao. Appunto.

IMG_20150410_122726Luna y sol di Manu Chao. Avete mai provato ad ascoltare questa canzone quando siete stanchi e stressati? No? E allora fatelo. Vi assicuro che il ritmo invaderà ogni angolo del vostro corpo. E l’unica cosa che vorrete fare sarà ballare.

Sunday Bloody Sunday degli U2. È la canzone del liceo, quella che racchiude tutti i ricordi della scuola.

Aquarius.  C’è una canzone che mi riconcilia con il mondo. E c’è un musical che conosco quasi a memoria. Parlo di Hair, opera che conosco alla perfezione e che mi porta ai tempi dell’Accademia. Ai tempi dei contrasti con mia madre, nonostante amassimo entrambe questa canzone.

People have the power di Patti Smith. Per me è la canzone della radio, di radiobarrio.it, la canzone degli scazzi, delle riconciliazioni, dei pianti e della fiducia incondizionata.

12387950_10208443481109057_1529498483_nI Cure. Come non essere affezionata a un gruppo che ha accompagnato tutta la mia vita universitaria? Andare al concerto di Robert Smith e company è stato un vero e proprio viaggio nel tempo, quando mettevo su il cd dei Cure mentre studiavo linguistica e spagnolo, oppure mentre mi preparavo all’ennesimo turno al pub. I Cure hanno sempre accompagnato la mia vita, nel bene e nel male.

Alice di Francesco De Gregori. E’ la canzone dei viaggi. Quelli fatti in macchina alle 4 di mattina per raggiungere Cervara di Roma, la canzone che mi ricorda gli odori dell’inizio del viaggio, la bellezza dei paesaggi e l’età in cui l’unica cosa che contava era avere l’ovetto kinder in macchina.

Una cosa è certa, la musica regnerà sempre nella mia vita. Mi immagino già a 70 anni con una tazza di caffè amaro per riprendermi dal bicchiere di troppo della sera precedente, mentre metto su l’ennesima versione di Aquarius.

 

4 pensieri su “E la musica della mia vita…

  1. Rieccomi! Io ho visto soltanto 3 concerti in tutta la mia vita, tutti e 3 di Franco Battiato. Gli piace farli in mezzo ai prati, e questo talvolta causa degli inconvenienti non da poco.
    Ad esempio, al primo dei 3 concerti aveva piovuto a dirotto dalla mattina fino a un’ ora prima dell’ inizio, e quindi per raggiungere il mio posto a sedere dovetti avanzare nel fango che mi arrivava fino alle caviglie.
    Tuttavia, fare i concerti in un contesto agreste ha anche dei lati positivi: ad esempio, al secondo e al terzo concerto eravamo in piena Primavera, e quindi l’ aria era carica di tutti gli odori naturali della terra, sembrava di essere nel giardino dell’ Eden.
    Al primo concerto Battiato fece un’ entrata in scena spettacolare: arrivò in macchina, fece fermare l’ autista a poca distanza dagli ultimi posti a sedere e poi percorse a piedi il tragitto da lì al palco. Anche lui si sarà riempito le scarpe di fango, ora che ci penso.
    Il pubblico fu molto disciplinato: invece di sporgersi in avanti per toccarlo, si alzò in piedi e lo applaudì a scena aperta. Lo facemmo perché avevamo capito il senso profondo di quella scelta: Battiato voleva esprimere vicinanza al suo pubblico non con un sorriso finto, non con un ringraziamento stereotipato, ma con il gesto simbolico di camminare in mezzo a noi. Ci commosse senza bisogno di dire una parola.
    Il terzo concerto fu il più bello in assoluto, perché lui nell’ ultima mezz’ora ci chiamò tutti sotto il palco e fece canzoni a richiesta finché non gli andò via la voce.
    Quella sera stessa capii che non l’avrei più visto in concerto, perché era meglio chiudere così, avevo già toccato l’apice. Che ne pensi della mia esperienza?

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