
Poi un giorno è successo. Ho ricominciato a correre. La decisione è arrivata dopo aver visitato negozi di abbigliamento per la corsa, e davanti le scarpe da running il mio desiderio di esplorare i posti vicini con il ritmo del fiato è aumentato. Così dopo qualche giorni ho rimesso le mie scarpe, ancora macchiate di vernice. La stessa vernice usata tre anni fa per dipingere i muri del primo studio di www.radiobarrio.it
Ho preso il mio lettore mp3 e con le note dei Gogol Bordello ho corso. E mentre sentivo il rumore del breccio sotto i piedi, mi sono resa conto che in quel momento la gravità non esisteva. E i muscoli erano leggeri. Galleggiavano. Ho lasciato che le case, gli alberi, mi scivolassero accanto mentre iniziava la canzone di Vinicio Capossela. La corsa è strana, se da una parte è stancante così da purificare anima e spirito, dall’altra permette di unire metaforicamente i tuoi passi con l’ambiente. Perché la corsa racchiude le radici dell’attimo. L’attimo sospeso dell’inizio del primo passo e delle percezioni per le quali non si capisce se sei tu a correre, i se invece tutto intorno a te si muove in un lento movimento di giostra. Ed è in quel preciso momento che la corsa diventa il modo per esplorare e respirare aria fresca. Corro per sfuggire l’ordinario. Corro… per assaporare il viaggio lungo la strada. Per sentire l’umidità della notte che impregna l’aria e rende la strada lucida. Corro perché non saprei come cominciare la giornata.
Quando la mattina infilo le scarpe da corsa ed esco buttandomi spesso nella nebbia del mattino respiro i miei pensieri e immersa nell’odore dell’inverno, faccio bruciare i muscoli, ancora “dormienti”. Tra un passo e l’altro tanto gli alberi, quanto gli uccelli assistono in silenzio a questa prova. La corsa è un movimento continuo sul filo. In bilico tra un passo e l’altro. Tra un pensiero e l’altro. Quando metto un piede dopo l’altro al ritmo della natura, i pensieri mi raggiungono. Ma sono come piccoli chicchi di neve. Vanno e vengono, oltrepassano la dimensione dello spirito per prendere forma nella mia testa, quando infilo un metro dopo l’altro. Corro per pensare e per scappare dalla monotonia. O almeno così credo… e poco importa se i polmoni bruciano per quella sigaretta di troppo, o se il fiato inizia a diventare corto, perchè la sensazione di accarezzare il terreno con i piedi è più forte. Anche dell’indolenzimento dei muscoli dopo la corsa.
Ps Il giovane che corre in foto è mio fratello…