Storie di aquiloni e di primavera…

Spesso tendiamo a costruire la nostra vita come se fosse un aquilone. Scegliamo con cura il materiale, i pezzi di legno e la stoffa. Perché sappiamo che ogni singolo dettaglio è importante per farlo volare. Ci costringiamo a pensare che il volo dipenda dal materiale scelto, e non dal vento.  Facciamo la stessa cosa con al nostra vita, scegliamo con cura gli studi da fare, le amicizie, le storie da intraprendere senza tuttavia considerare il fatto che le cose spesso non vanno come vorremmo.  Non teniamo mai conto del vento. Facciamo finta che gli imprevisti non possano toccarci, e ci convinciamo che i cambi di corsia, per quanto possano toccare le nostre scelte, non arriverebbero mai a farci cambiare strada.

Ma poi quando riusciamo a fare volare l’aquilone, quando cioè abbiamo scelto il giorno ventoso  e lo facciamo volare, il vento tira così forte che il filo inizia a farci male. Così molliamo. E lasciamo volare via l’aquilone. Ed è in quel momento che vediamo volare via la nostra vita e il nostro sogno.

E come bambini iniziamo a disperarci, perché non siamo stati abbastanza forti e resistenti da tenere il filo. E il nostro gioco è andato perso. Forse per sempre. O forse no. In quel preciso momento, quando l’aquilone inizia a librarsi in cielo, iniziamo a pensare alla ricostruzione. Alla rinascita. Alla costruzione tout court dell’aquilone. E della nostra vita.

Ecco la vita è come l’aquilone. Spesso non teniamo conto del destino, del karma, dei cambiamenti che inevitabilmente ci portano a fare deviazioni. Lo stesso vale per i sogni. Ma spesso dimentichiamo che se lasciamo andare via l’aquilone, possiamo ricostruirlo. Come più ci piace. E attendiamo con ansia il momento in cui metteremo alla prova il nuovo aquilone. E con lui anche la nostra vita.

Da piccola credo di aver fatto volare l’aquilone poche volte. In Primavera e sulla spiaggia. Ecco perché quando penso alla stagione dei mandorli in fiore penso sempre alla visione degli alberi colorati sul lungomare e all’aquilone.  In uno di quei giorni quando il sole splende caldo ed è estate nella luce e il vento soffia freddo, portando l’inverno nell’ombra. Ma capita anche che quando il pensiero si fissa sull’idea di rinascita mi venga in mente uno dei libri che più ho amato: Festa mobile di Ernest Hemingway, uno dei libri più letti e acquistati dopo gli attentati di Parigi dello scorso novembre.  Un romanzo autobiografico in cui lo scrittore parla della sua Parigi, delle sue esperienze umane e lavorative nella città francese. Ma c’è un passo cui sono molto affezionata. Che parla di rinascita: “Sapeva che ci sarebbe sempre stata una primavera, come sapeva che il fiume avrebbe ripreso il suo corso, una volta scongelato”.

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