E poi mentre metto su la macchinetta del caffè i ricordi arrivano come una tempesta caotica e violenta. L’aroma del caffè alle 6 di mattina mi riporta indietro di anni, quando preparavo la macchinetta per studiare tutta la notte, per reggere fino alle 3 davanti a parole e pagine di libri. Oppure mi riporta alle mattinate in cui io e mia madre prendevamo il caffè fumandoci una sigaretta.
I ricordi sono così. Improvvisi. Sono pezzi di mosaico nati per ricomporre il momento che ricordiamo. Grazie ai profumi, ai colori, alle sensazioni. E quando penso alla mia vita, mi rendo conto che ogni momento che ricordo è legato a una canzone, a un profumo e ai colori. Come l’azzurro, il colore della stanza di Reggio dove da bambina dormivo, oppure il profumo delle polpette cucinate la mattina della domenica. E come non ricordare i Queen, colonna sonora della mia infanzia?
Ecco i ricordi nati da tutto questo sono una macchina del tempo. Una personale macchina del tempo capace di farmi tornare indietro nel tempo, quando indossavo il vestito arancione con una pera verde e un’arancia gialla e mi sono buttata a mare, oppure quando mi sono infilata sotto la doccia del campo da tennis. E i ricordi sono come cicatrici. Sono il ricordo del dolore provato e la speranza che quel dolore è passato. Come nel caso delle perdite, in particolare modo delle persone. In quel momento cerchiamo di tenere il loro ricordo stretto, stretto. Abbiamo paura di non ricordare la loro voce, il loro sorriso. E allora ci attacchiamo morbosamente o ogni singolo istante passato insieme.
E a volte capita che sia proprio una perdita a fare ricordare quello a cui si tiene maggiormente. Perché è il ricordo, la cosa che resta di una persona dopo che è andata via. Il ricordo in questo caso rende più forte, anche se entra arriva nel peggiore dei modi. E qualche volta succede che il risultato è la scoperta di una nuova forza. E forse anche della saggezza, che serve a essere leggermente preparati per il disastro successivo. Ci sono momenti, infatti, in cui tendiamo a reprimere i ricordi. Cerchiamo di tenerli al sicuro, in una parte del nostro cervello in cui teniamo diverse cose. E non importa quanto siano dolorosi, i ricordi sono i nostri beni più preziosi, fanno di noi ciò che siamo.
Ma la cosa strana è una sola: non ho mai avuto grande memoria. Anche adesso dimentico dove ho messo le chiavi di casa, o le penne che mi servono per lavoro. Da piccola quelle poche volte che giocavamo a Memory, perdevo sempre. Anche oggi perdo. Perché la mia memoria è andata in vacanza. Ma i ricordi, quelli, arrivano come un fiume in piena. E sono capaci di travolgermi, trascinandomi a valle. Sono un po’ come le carte del Memory, sembrano in disordine e messe a caso, ma una volta scoperte e viste, è come se il mosaico sia più chiaro e le carte nate per incastrarsi.