Anche quest’anno comprerò un’azalea. Lo farò più tardi. Ormai è una piccola tradizione che ho da circa 4 anni. Idea nata da mia sorella e mio fratello che 4 feste della mamma fa mi hanno chiesto di comprare la pianta. Lo farò anche quest’anno, anche se sono a Milano. È come se l’azalea fosse la personificazione di quello che è stato, quello che è e quello che sarà. Perché se è vero che esiste un prima ed esiste un dopo, è anche vero che il dopo racchiude pillole di un passato ormai andato. Lontano e indefinito. Un passato che sembra vissuto in un’altra vita. Quello che rimane è la consapevolezza che tutto è cambiato.
Ricordo ancora il viaggio in Giappone dello scorso anno. Dopo Hiroshima siamo andati sull’isola di Myajima, e lì in attesa che due compagni di viaggio acquistassero le bacchette personalizzate hi visto la vetrina del negozio piena di oggetti, sciarpe e fiori per la festa della mamma. Non amo le feste comandate e le celebrazioni, credo che qualsiasi cosa debba essere “celebrata” ogni giorno, ogni ora, ogni secondo. Ma la Festa della mamma mi rende sempre un po’ triste perché non posso abbracciarla e ringraziarla per quello che fatto. Perché questo sarà il quarto anno senza di lei. Sarà il quarto anno di un’azalea senza una persona a cui regalarla. E lo sarà sempre, anche quando e se avrò dei pargoli con la maglietta dei Cure, sarò madre ma non avrò una madre.
Non potrò più esprimere la mia gratitudine, nonostante i suoi difetti, con profondo amore. Non potrò dirle di quanto abbia influenzato la mia vita e di come siamo simili. Eppure siamo sempre state due persone profondamente diverse, come approccio alle cose. Abbiamo camminato di pari passo pur mantenendo profonde differenze. Ma abbiamo sempre comunicato.
E se a volte siamo riuscite a vedere le cose allo stesso modo, in altri casi non siamo riuscite ad andare d’accordo. Ma l’ho sempre guardata negli occhi ricordandole che fosse speciale, per il suo modo di ridere e farmi la tinta per capelli, per il modo buffo di cantare a Guitar hero e per i buchi nella vestaglia. La stessa che indosso ora. E continua ad avere buchi, vecchi e nuovi.
Lei è sempre stata una donna che ci ha amato molto, anche se in alcuni momenti, quando aveva gli occhi rossi per la rabbia ha mancato di affetto, ma le abbiamo sempre dedicato un pensiero, parole e abbracci. E le tesi di laurea.
Quattro anni fa, in questo periodo, non avrei mai pensato di trascorrere la Festa della Mamma senza mia madre. Ma così è. E la vita va avanti. Senza di lei. Perché c’è prima e c’è un dopo.