Ci sono giorni in cui mi sento stanca. Distrutta. E rimpiango i tempi dell’infanzia in cui l’unica stanchezza che ero capace di provare era quella fisica, per essere stata ore in acqua, per aver giocato per l’intera giornata, o per essermi alzata presto per andare a scuola.
Ma la stanchezza degli adulti è diversa. È una specie di virus, un dannato virus che si insinua, aspetta e poi si manifesta. Ecco la stanchezza adulta è questa. È una stanchezza mentale che brucia le energie e la forza. Capita che mi senta stanca di combattere, di provare e addirittura di iniziare la giornata. Perché diciamocela tutta il mondo in cui viviamo, per quanto sia splendido, è estenuante. Ci sfianca. Perché ingiusto e crudele. E quando la ruota gira l’unica cosa che vorremmo fare è scendere. Perché siamo stanchi di sentire cattive notizie e di vedere sofferenza. Siamo stanchi di riuscire a trovare la soluzione al problema personale o lavorativo che ci affligge. E vorremmo con tutte le forze che il pensiero che ci caccia il sonno e non ci fa mangiare possa svanire come un cumulo di polvere portato via dal vento.
Eppure non è così. E lo sappiamo. E guardiamo con nostalgia ai periodi felici in cui pensavamo che qualsiasi cosa potesse essere sconfitta con l’ottimismo, la speranza e la fiducia tanto nel futuro, quanto nelle persone. Ed è lì, in quel preciso momento che lasciamo un piccolo spazio allo scoramento. Lui, un altro virus, si insinua nella nostra mente e inizia a crescere. Vediamo nelle persone che ci circondano un esercito di persone stanche e sconfitte, incapaci di rischiare perché hanno paura di far crollare quello che hanno costruito nel tempo. Sono persone insoddisfatte che purtroppo non hanno la forza per dare una sterzata all’esistenza vissuta. Sono stanche di stare sempre nello stesso posto, che sia una relazione, un lavoro o una città poco importa. Perché hanno paura di cominciare tutto da capo. Ma più li guardiamo, più capiamo di essere parte integrante di questo esercito insoddisfatto, timoroso e incapace di cambiare.
Spesso siamo duri con noi stessi. Anche troppo. Eppure basterebbe ricordare che la vita è come una maratona. Esistono casi in cui è necessario mollare, e casi in cui bisogna rallentare. Sì, rallentare, per recuperare le energie e fermarsi a bere il sale della vita. Oppure bloccarsi perché un crampo ci impedisce di andare avanti. O fermarsi per qualche tempo, perché magari ci siamo rotti un dito del piede.
Rallentare è l’unico modo per far passare la stanchezza, perché in fondo ci sta avvertendo che qualcosa è cambiato. Intanto i livelli di liquidi in corpo, ma anche la resistenza, che non è di certo quella di una volta. Lo stesso vale per la stanchezza mentale. Perché per quanto ci sentiamo stanchi di una vita che non ci soddisfa, nel nostro inconscio sappiamo che è in atto un cambiamento. Seppur piccolo. Credere di rimanere sempre uguali a noi stessi è un’utopia, perché ogni piccolo movimento, ogni piccola scelta produce un cambiamento. Il punto è avere pazienza, rallentare e lasciare che le cose accadano.