Nel centro di Milano, a due passi dal Duomo e dal cenacolo vinciano, un’abitazione racchiude una vigna. È la vigna di Leonardo. Corre l’anno 1498, e Ludovico il Moro, duca di Milano, decide di regalare a Leonardo una vigna. L’artista, che arriva nella città meneghina nel 1482 per offrire i suoi servigi al duca, inizia a lavorare la corte Sforza. Nel 1495 realizza l’affresco l’Ultima Cena nel refettorio di Santa Maria delle Grazie. Ed tre anni dopo, il Moro concede all’artista la proprietà di una vigna di circa 16 pertiche.
Situata sul retro della Casa degli Atellani, la vigna era rettangolare e si estendeva per un totale approssimativo di 8300 metri quadrati. Dono molto apprezzato dall’artista che viene da una famiglia di vignaioli e il vino rientra fra i suoi molteplici interessi.
Tuttavia l’artista, a seguito della caduta del moro per l’arrivo dell’esercito francese decide di lasciare Milano e affida quindi la vigna al allievo prediletto Gian Giacomo Caprotti, detto il Salaì. Ma nonostante la lontanza, Leonardo cerca di occuparsi delle proprie uve, tanto da divenire nuovamente il proprietario a seguito della confisca da parte dei francesi. Leonardo va oltre, incurante delle proprie condizioni di salute, decide di fare un testamento e di lasciare una parte dell’area a un servitore, e l’altra a Salai.
La casa che ospita i vitigni fa parte di un progetto di urbanizzazione fortemente voluto da Ludovico il Moro che voleva costruire un quartiere residenziale, dove fare alloggiare i suoi uomini più fedeli.
Tuttavia oggi di questo sogno rimangono solo i tracciati di via San Vittore e di via Zenale; e in piedi, oltre alla Basilica di Santa Maria delle Grazie e al Cenacolo di Leonardo, di quel sogno, più di cinque secoli dopo, rimane la Casa degli Atellani.
La vigna di Leonardo da Vinci rinasce soltanto nel 2015, grazie ad Expo e grazie alla Fondazione Portaluppi e degli attuali proprietari di casa degli Atellani. L’intera area è ritornata a vivere con il contributo di Luca Maroni, enologo, l’Università degli Studi di Milano e in particolare grazie alla gentista Serena Imazio e del professor Attilio Scienza, massimo esperto del DNA della vite. Tramite un esame scientifico di resti vegetali presenti nella zona gli studiosi hanno identificato la varietà di vitigno coltivato in passato.
Oggi il sogno di Ludovico e Leonardo può essere scoperto visitando la casa degli atellani e le vigne ricostruite. Per visitarla è possibile prendere parte a un mini tour a numero chiuso, della durata di 30 minuti. Si tratta di un percorso in 7 tappe con l’ausilio di un’audioguida in 5 lingue (Italiano, Inglese, Tedesco, Francese, Spagnolo) e di pannelli descrittivi situati lungo il percorso. Il museo è aperto, con orario continuato dalle 9 alle 18.