A ridosso del confine svizzero, solcata dal fiume Mera, si trova la perla della val Chiavenna. Diventata famosa per le bellezze naturalistiche e per la cucina Chiavenna è stata fondata dagli etruschi e poi colonizzata dai romani. Fin dall’antichità il borgo nella provincia di Sondrio è stato un importante snodo commerciale tra l’Italia e l’Europa. Perché qui, a ridosso delle vie percorribili a piedi e a cavallo, si trovano le arterie Spluga e Bregaglia che aprono a paesaggi e a panorami ricchi di storia e cultura.
A Chiavenna, dove gli itinerari si biforcano lasciando spazio a punti di accoglienza per i fedeli e i viaggiatori, una parte delle valle si dirige al passo del Maloja, l’altra arriva fino a Madesimo.
Il piccolo centro, solcato dal fiume, racchiude strutture di pregio, come la collegiata di S. Lorenzo (XI-XVIII secolo) con il fonte battesimale (1156), il museo del Tesoro con la preziosa copertina di evangeliario chiamata “Pace” (XI-XII secolo), il palazzo dei conti Balbiani (XV secolo), i palazzi Salis (XV III secolo), Pestalozzi e Pretorio (XVI sec secolo la cava romana di pietra ollare “Caurga”, il mulino di Bottonera (XIX secolo), il museo archeologico e giardino botanico “Paradiso” e la “Cort di Asen” e il santuario di Gallivaggio a San Giacomo e Filippo.
Tuttavia in zona vale la pena fare un salto nei crotti, grotte naturali in cui spira il “Sorel”. In autunno, in occasione della famosa e frequentata Sagra, si aprono ai turisti e consentono di gustare i prodotti della tradizione come la Brisaola, i Pizzoccheri valchiavennaschi, i formaggi, i biscotti di Prosto, la Fughiascia di Gordona e tanto altro.
E se amate la natura dovete visitare una delle riserve più caratteristiche della Lombardia: il Parco delle Marmitte dei Giganti, che comprende la “Riserva Naturale di interesse regionale” e l´area limitrofa classificata di rilevanza ambientale. L’area si trova appena fuori dall´abitato, ed è situata sulle pendici del complesso montuoso che delimita ad est l´estremità superiore della Valchiavenna e a sud l´inizio della Val Bregaglia.
Amministrata dalla Comunità Montana della Valchiavenna, la riserva è stata istituita nel 1983. È un’area facilmente percorribile seguendo vecchie mulattiere ed i sentieri che portavano alle antiche cave di pietra ollàre. All’interno dell’area si trovano le marmitte dei giganti, manifestazioni geomorfologiche di origine glaciale, derivate dall´azione modellatrice dell´enorme colata di ghiaccio che scendeva lungo tutta la Valchiavenna durante l´ultima glaciazione. I torrenti che raccoglievano l´acqua di fusione superficiale del ghiacciaio scorrevano sopra di esso e quando incontravano un crepaccio vi precipitavano trasportando sassi e detriti.
L´energia acquistata nel salto imprimeva un movimento vorticoso all´acqua e ai sassi ed esercitava un´azione erosiva sulla roccia sottostante il ghiacciaio, scavando profonde buche dalle forme più strane e arrotando i sassi fino a renderli sferici (le cosiddette “macine”). Le forme cilindriche o a scodella, unitamene alle grandi dimensioni hanno suggerito l´appellativo di “marmitte dei giganti” (marmitte=grosse pentole). Percorrendo lo stesso sentiero si possono osservare anche rocce levigate dall´esarazione del ghiacciaio: le cosidette “rocce montonate”. Su alcune delle quali, distribuite in tutta la zona circostante, sono state ritrovate incisioni rupestri di notevole interesse.
Dunque, la zona è davvero un museo naturale all´aperto. In altri angoli, infatti, sono osservabili “canali di gronda” e rocce levigate presentanti striature longitudinali operate, su rocce più tenere, dai massi costituiti da litotipi resistenti trascinati dal movimento del ghiacciaio.
Litologicamente il substrato roccioso è costituito da oliviniti, metagabbri, anfiboliti che più generalmente vengono denominate “pietre verdi di Chiavenna”. Tra i litotipi della zona, i talcoscisti e i cloritoscisti hanno costituito da secoli, grazie alla loro grana medio-fine, il materiale adatto alla lavorazione al tornio. Venivano ricavati soprattutto i “laveggi”, recipienti in “pietra ollàre” dal colore verde utilizzati per cuocere alimenti fin dall´età del ferro.
Sulle rocce levigate, sulle pareti verticali delle antiche cave, su massi isolati e in grotticelle si ritrovano innumerevoli testimonianze della plurisecolare presenza umana e della sua ininterrotta esigenza di comunicare mediante incisioni rupestri. Grafie figurative e date si accompagnano a geometrie astratte, segni, sigle e simbologie spesso ancora del tutto ermetiche per la difficoltà di trovare il decodificatore atto a tradurne i messaggi. E in atto, da parte di qualificati professionisti, l´impegno rivolto allo studio approfondito e quanto mai stimolante di tutte le presenze petroglifiche.
Chiavenna non è soltanto la riserva delle Marmitte, ma anche le cascate dell’Acquafraggia, si trovano a pochi passi da Borgonuovo, anche se il bacino dell´Acqua Fraggia è situato all´imbocco ovest della Val Bregaglia.
Il torrente omonimo nasce dal pizzo di Lago a 3050 metri sul livello del mare, in un punto di spartiacque alpino dal quale scendono fiumi che sfociano nel mare del Nord, nel mar Nero e nel Mediterraneo. Scendendo verso il Fondovalle percorre due valli sospese, ambedue di origine glaciale, l´una sui duemila e l´altra sui mille metri di altitudine. L´Acqua Fraggia forma quindi una serie di cascate, di cui quelle più in basso, con il loro doppio salto sono solo le più suggestive. Si capisce così l´origine del nome Acqua Fraggia, da “acqua fracta“, cioè torrente continuamente interrotto da cascate.
Il torrente ha impressionato anche Leonardo da Vinci, tanto da menzionaler nel suo “Codice Atlantico”. Se avete “fegato”, potete percorrere un sentiero attrezzato tra castagni, ginestre e rocce; da dove è possibile ammirare da vicino questo stupendo spettacolo naturale, unico nel suo genere per bellezza e imponenza. Una breve deviazione sulla destra porta ad un ampio terrazzo, a pochi metri dal fragoroso turbinio delle acque.