Alla scoperta del Liberty milanese

Decorazioni raffinate ed eleganti, linee dolci e sinuose. Fiori e piante dipinti o scolpiti sulle facciate dei palazzi. Sono gli elementi caratteristici dell’Art Noveau, o stile Liberty, quella corrente artistica e filosofica che si è ampiamente diffusa in Italia a cavallo dell’Ottocento e del Novecento.  Tra i due secoli questo stile, nato in opposizione ai dettami del Romanticismo,  si è diffuso in tutto il bel paese, anche a Milano dove, grazie al legame con la borghesia industriale dell’epoca, il Liberty ha scritto pagine e capitoli nei manuali di storia dell’arte.

La stagione milanese è stata inaugurata da  palazzo Castiglioni. Progettato Giuseppe Sommaruga e terminato nel 1903, il palazzo si distacca dall’art noveau classica, per la presenza di forme monumentali e l’uso di elementi del mondo classico, come i putti. La struttura è stata realizzata in cemento e riprende i motivi floreali e le composizioni in ferro battuto tipiche della corrente artistica. E lo fa in una delle vie più centrali della Milano bene, corso Venezia.

A pochi passa da porta Venezia Giovanni Battista Bossi ha realizzato uno dei palazzi più belli della stagione liberty: casa Galimberti. Decorato con piastrelle in ceramica che ritraggono forme umane ed elementi vegetali, l’intero palazzo è dotato di balconi ornati secondo lo stile della corrente artistica. L’uso del cemento non distrae, anzi riesce ad impreziosire la bellezza della struttura che mostra ai passanti i suoi balconcini a baldacchino in ferro.

A pochi passi si trova un’altra opera architettonica di Bossi: casa Guazzoni. La struttura, nonostante riprenda lo stile tipicamente floreale della facciata, è caratterizzata dalla presenza di  una decorazione tipicamente scultorea. Sulla facciata sono infatti stati realizzati putti, figure femminili e forme vegetali. Tutti in  e ferro battuto con balconi sovrapposti.

Dall’altro lato della strada si trova l’ex cinema Dumont. Costruito tra il 1908 e il 1910,  il palazzo comprendeva al suo interno una sala d’aspetto, una sala cinematografica, una bouffetteria. Mentre il primo piano ospitava la cabina di proiezione che proiettava la pellicola del film che poteva essere visto da non più di 516 persone.  La facciata, sulla cui sommità era stata posta la scritta cinematografo è stata cancellata, ma lo stesso non è successo con i motivi floreali in cemento che abbelliscono l’intera facciata.

È stato la prima sede della prima piscina pubblica di Milano l’hotel Diana. La piscina era esclusivamente maschile,  e solo in un secondo momento è stato aggiunto l’ingresso riservato alle donne. Con le sue 120 cabine, il ristorante e il caffè circondato da un orto, i Bagni Diana sono stati il simbolo della belle époque milanese.  I bagni hanno poi lasciato spazio al Kuursal Diana, un albergo con all’interno teatro e ristorante progettato da Alberto Manfredini nel 1908. La piscina è stata poi trasformata in una pista di pattinaggio.  Oggi è un esempio dell’architettura liberyy. Al suo interno, vicino al dehor si trova la statua di Diana, che un tempo segnava l’ingresso alle antiche piscine.

È stata invece  progettata dall’architetto e imprenditore edile Alfredo Campanini come propria abitazione la strada che si trova  in via Bellini 11. Terminata nel 1904, casa Campanini trae ispirazione dal lavoro di Sommaruga, perché la sua entrata è scandita dalla presenza di due sculture femminili, omaggio al al portale del palazzo Castiglioni. Al suo interno, il cancello in ferro battuto sembra voler accompagnare per mano i visitatori che possono osservare le decorazioni dei vetri. I balconi sono stati realizzati da Alessandro Mazzucotelli che ha immaginato per le strutture motivi vegetali affreschi che finiscono per rendere l’intero palazzo unico nel genere.

In origine era sede di un caffè-ristorante all’interno del Verziere, e rappresentava un punto di riunione per le varie contrattazioni tra i mercanti. Con il passare del tempo la Palazzina Liberty costruita all’interno di parco Vittorio Formentano (ex Parco di Largo Marinai d’Italia), è stata progettata nel 1908 da Alberto Migliorini.  Caratterizzata dalle ampie vetrate, da una facciata in classico stile art nouveau e dai motivi decorativi interni delle piastrelle in ceramica, la struttura ha cambiato modo d’uso nel corso dei secoli. Rimasta abbandonata  abbandono per diversi anni, la palazzina negli Settanta è stata concessa . in uso al “Collettivo teatrale la Comune” di Dario Fo, che la ha adottata come sede teatrale per i propri spettacoli. Nel 1980 la Palazzina diviene sede della Civica Banda di Milano. Nell’ottobre 2017 la Palazzina è stata intitolata a Dario Fo e Franca Rame.

È stato invece progettato nel 1906 l’Acquario civico di Milano. La struttura rientra tra i 225 edifici realizzati in occasione dell’esposizione internazionale dedicata al mondo dei trasporti in occasione dell’inaugurazione del traforo del Sempione. L’edificio, diventato in un secondo tempo sede dell’acquario, è stato progettato da Sebastiano Locati. L’architetto aveva pensato di far ospitare tra le mura dell’edificio una nuova attrazione in campo scientifico. E il mondo sottomarino è stato la vera e propria ispirazione per il progetto.  Infatti tanti i fregi, quanto le ceramiche rappresentato la vita sottomarina, mentre le sculture di animali marini sono disposte sulla parete esterna del complesso di forma circolare. All’ingresso è si trova la fontana con Nettuno e un ippopotamo.

Culmine  e fine dello stile liberty in Italia, casa Berri Meregalli è una sorta di mescolanza di stili. Se da una parte riprende il bugnato tipico dell’architettura medievale, e l’arte romana con i muri tozzi e ribassati, il palazzo ama giocare con l’art noveau. Ne sono un esempio i motivi floreali e vegetali sulla facciata, così come le sculture. Tuttavia questa visione si mescola con l’amore per i mosaici dorati tipici dell’epica bizantina che sembrano fare a pugni con i mattoni rossi che dovrebbero richiamare all’ordine.  Nell’androne si possono ammirare mosaici e soffitti di Angiolo D’Andrea e di Adamo Rimoldi e la celebre scultura di Adolfo Wildt la Vittoria del 1919. E’ sempre di Wildt l’orecchio di una casa in via Mozart che fungeva da citofono.

Si trova invece in corso Magenta, anzi alla sua fine, casa Laugier. Costruito  per la famiglia valdostana Laugier, il palazzo nasce per ospitare anche la farmacia di famiglia. La struttura  è stata progettata da Antonio Tagliaferri che, ispirato dalle tipiche forme dello stile Liberty,  ha utilizzato le tipiche decorazioni della corrente italiana.  L’intera facciata è quindi abbellita da  formelle, cemento e ferro battuto a comporre forme derivate dal regno animale e vegetale. La decorazione risulta più sobria anche grazie all’utilizzo di mattoni in cotto tipici del rinascimento lombardo.

In zona si trovano edifici di pregio che conservano ancora la bellezza dello stile liberty. Lungo via Saffi passerete tutto il tempo con il naso all’in su per osservare le decorazioni di pregio. Ai numeri 24 e 26 si trovano infatti due palazzi realizzati dall’architetto Achille Binda nel 1903 e 1904, si tratta dunque delle due case Binda Castiglioni. Se la prima è semplice e caratterizzata da elementi architettonici che richiamano lo stile liberty, la seconda invece è dotata di un’ampia decorazione sotto il tetto.

Più avanti si trovano le due case Maffioretti. Una, realizzata nel 1902 su progetto di Guglielmo Maffioretti, si discosta dallo stile tipico della corrente artistica. La facciata, sobria e semplice, è decorata  con un bugnato liscio al pian terreno, mentre i piani superiori sono caratterizzati dalla presenza di paraste e finestre con modanature in stucco che in alcuni casi sono decorati con motivi floreali. Il palazzo preannuncia lo stile liberty con gli intrecci floreali del ferro battuto.  La seconda invece si presenta con le sua alternanza di colori tra il rosso dei mattoni in cotto e il bianco del cemento.

Sempre lungo via Saffi si trovano due esempi di architettura liberty: casa Bosisio e casa Dugnani. Se la prima presenta uno stile semplice e ricercato grazie all’uso di mattoni in cotto, la seconda invece presenta decorazioni floreali che finiscono per abbellire e decorare l’intero palazzo. Costruito nel 1902, il palazzo può essere suddiviso in due parti: la prima fatta di bugnato liscio e cemento, la seconda in cotto e piastrelle decorate con girasoli, realizzate dalla ditta Richard Ginori.

Sembra invece volersi discostare dallo stile liberty floreale tipico della creatività di Sommaruga casa Donzelli di Ulisse Stacchini. Qui, nonostante la presenza di influenze del collega architetto, Ulisse si lascia compenetrare dal liberty tedesco con le sue linee austere.

Casa Apostolo è stata invece eretta nel 1906, 1907 dal futuro architetto della Stazione Centrale: Ulisse Stacchini. Le sue finestre sono inquadrate da cornici in muratura essenziali e da balconi che hanno particolari balaustre in cemento e ferro.

Alfredo Menni ha ripreso le caratteristiche tipiche dell’epoca e ha quindi utlizzato i mattoni in cotto alternati al cemento chiaro. Come ogni palazzo liberty che si rispetti casa Vanoni – Tarolli può contare sulla presenza di piastrelle decorate con motivi floreali.

Se amate il blu non potere perdere villino Maria Luisa. Realizzato con decorazione a mosaico in cui temi neogotici e neorinascimentali convivono con mosaici a tema floreale, quello che colpisce maggiormente è la  cancellata di Alessandro Mazzucotelli, uno degli esempi migliori di scultura in ferro della città.

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