
Si stagliano sul verde circostante gli archi dell’abbazia di Santa Maria del Corazzo. Fondata nel XI secolo, la struttura giace nei pressi del fiume Corace tra i boschi di località Castagna di Carlopoli.
Immerso nella natura, in un pianoro che ospita piante e fiori, l’antico edificio religioso fa mostra di sé. Qui il silenzio che regna sovrano è interrotto dal cinguettio degli uccelli che sembrano voler cantare la bellezza del luogo.





Costruita dai monaci benedettini intorno all’anno mille, l’abbazia ha conosciuto il periodo di grande splendore intorno al XII secolo, sotto l’ordine Cistercense, tanto da diventare la principale filiale dell’Abbazia Cistercense di Luzzi. E qui Gioacchino da Fiore ha scritto le sue opere più importanti, proprio prima di trasferirsi alle pendici della Sila dove ha fondato San Giovanni in Fiore. Sempre qui ha soggiornato Bernardino Telesio che, affascinato dai volumi della biblioteca dell’abbazia, ha trovato “l’anima della natura”.

Dopo il terremoto del 1783, a seguito del quale parte dell’abbazia è andata distrutta, nel 1806 il monastero ospitava 17 persone: 11 monaci, 4 conversi, 1 oblato e 1 terziario. Due anni dopo, nel 1808 l’abbazia è stata soppressa da un decreto del governo di Giuseppe Bonaparte. Sono quindi iniziate le opere di spoliazione e di spartizione dei beni. Ecco che il portale della navata principale è stato spostato nella chiesa di San Bernardo di Decollatura; altare e una delle due acquasantiere sono state trasferite a Soveria Mannelli. E ancora altari, statue, organo sono stati trasportati nei comuni vicini, come Cicala, Casta.

Oggi dell’abbazia rimangono solo mura e archi anche se facendo un giro nel sito è possibile sentire il rumore dei monaci che giravano le pagine dei libri, che si recavano in foresteria e si muovevano negli spazi dell’antica abbazia. La chiesa a croce latina accoglie i visitatori con le sue cappelle laterali ancora ben conservate, mentre il resto della struttura riesce ad accompagnare in un’epoca lontana.