
È uno scrigno di bellezza e di eventi la Reggia di Venaria. Dichiarato patrimonio Unesco, il complesso conta 80.000 m2 di terreno calpestabile, tra parco e borgo storico. Il progetto del complesso viene avviato tra il XVII e il XVIII secolo, quando il duca Carlo Emanuele II di Savoia decide di creare nell’area già teatro di caccia una residenza di piacere.
Affida quindi ad Amedeo di Castellamonte il progetto di plasmare il borgo, creare il palazzo e i giardini e boschi. In un mosaico di scenografie architettoniche e ambientali realizzate lungo un asse identificabile nella via Maestra. L’obiettivo è uno solo: armonizzare le parti, facendo confluire in un’unica soluzione di continuità le architetture e la natura.
Al centro del progetto c’è dunque la Reggia Diana che, edificata tra il 1660 e il 1671, vive due secoli di modifiche e restauri. Nel 1693 le truppe francesi del maresciallo Catinat saccheggiano il complesso, e subito dopo l’architetto Michelangelo Garove viene incaricato di rinnovare la reggia, seguendo il gusto dell’epoca.

Seguendo l’idea del primo re sabaudo: Vittorio Amedeo II, progetta un complesso che, influenzato dall’architettura francese, si caratterizza di grandi padiglioni, gallerie e tetti mansardati.
Nel 1716 Filippo Juvarra prosegue con i lavori. Crea una delle sale più belle del complesso: la Galleria grande, la cappella di Sant’Uberto, la Citroniera e la Scuderia Grande. Nel 1751 Benedetto Alfieri realizza le galleria di collegamento tra le strutture progettate da Juvarra, il maneggio, le scuderie e il collegamento del torrione del Belvedere.

I giardini di 125 ettari sono caratterizzati da viali, specchi d’acqua, fontane, boschi e pergolati. Nel giro di poco tempo perde la conformazione di giardino all’italiana e si trasforma in giardino alla francese.
Amedeo di Castellamonte progetta inoltre il borgo antico di Venaria.


















