
Luoghi di culto o semplicemente scrigni di opere d’arte. Sono le chiese di Milano, gli edifici sacri che al loro interno custodiscono capolavori “nascosti” e sono mete per i fedeli.
Il tour parte dal Duomo, dalla cattedrale metropolitana della Natività della Beata Vergine Maria, simbolo del capoluogo lombardo. È la chiesa più grande d’Italia, la terza nel mondo per superficie, e la sesta per volume.

La costruzione iniziata nel 1386 è durata circa 500 anni, la cattedrale è stata infatti terminata alla fine dell’Ottocento. Tuttavia la bellezza della struttura riesce a incantare ogni anni migliaia di visitatori, il merito è dei suoi marmi, dell’imponenza dello stile Gotico mitigato dal bianco marmo di Condoglia un particolare marmo di una cava sul lago Maggiore, e delle 3.400 statue che si ergono verso il cielo, così come gli oltre a 135 gargoyle e le 700 figure di altro genere.
Il Duomo regala inoltre diverse chicche, come la presenza della Statua della Libertà. Costruita nel 1810, la statua anticipa di oltre 70 anni la scultura regalata dai francesi agli americani. Vicino all’ingresso principale, si trova una meridiana che, costruita nel 1768 dagli astronomi dell’Accademia di Brera, è stata usata per regolare gli orologi della città. L’abside sopra l’altare, custodisce invece un punto che, segnato con una luce rossa, indicherebbe il luogo in cui viene custodito un chiodo della croce di Cristo.

Il viaggio continua in via Torino dove si trova Santa Maria in San Satiro. Qui si può ammirare una delle opere più belle di Donato Bramante. Il pittore, avendo a disposizione poco spazio nella navata centrale con i suoi 97 centimetri invece di 9 metri e 70 previsti dal disegno originale, ha creato un vero e proprio capolavoro. Qui l’architetto ha realizzato un finto presbiterio con una volta a botte cassettonata in stucco. L’illusione è prospettica, ma grazie a questa l’intera navata “respira”. La piccola basilica custodisce inoltre l’originario sacello dedicato al culto di San Satiro (fratello di Sant’Ambrogio), edificato alla fine del IX secolo, inglobato nella chiesa tra il 1476 e il 1482. Qui si trovano i volontari del Touring club, che regalano chicche e spiegazioni.
Il tour prosegue verso piazza Santo Stefano dove si trova la chiesa di San Bernardino alle Ossa. L’edificio conosciuto per la cappella ossario, le cui pareti sono ricoperte da ossa, tali da formare vere e proprie decorazioni.

La costruzione risale al 1145, quando Gotifredo da Busserò ha fatto edificare un ospedale e davanti la basilica è stato costruito un cimitero per seppellire le persone che morivano nella struttura. Tuttavia dopo poco tempo lo spazio ha iniziato a diminuire, per questo motivo nel 1210 in fondo al cimitero presso il vicolo che fiancheggia la basilica, è stata innalzata una camera per “radunare” le ossa esumate dal cimitero. Tuttavia l’attuale composizione si deve alla confraternita nel che nel 1695, a seguito del crollo del campanile, ha fatto costruire la cappella ossario. Le pareti interne dell’edificio a pianta quadrata sono ricoperte da teschi e ossa che si trovavano nell’antico Ossario insieme alle ossa esumate dai cimiteri poi distrutti dopo la chiusura dell’ospedale, avvenuta nel 1652. Le ossa sono state posizionate nelle nicchie, sul cornicione, sui pilastri, e perfino sulle porte. In uno stile macabro che si fonde con il rococò.
All’angolo tra Via Luini e corso Magenta si trova invece la Chiesa di San Maurizio al Monastero Maggiore, chiamata la Cappella Sistina di Milano. La struttura era la chiesa dell’ex Monastero Maggiore, il più vasto e antico cenobio femminile di Milano. La costruzione è iniziata nel 1503 non solo per la cittadinanza ma anche per le monache di clausura, che non potevano entrare in contatto con le persone. La chiesa viene divisa in due parte, quella verso la strada, la parte pubblica, separata da un tramezzo dal cosiddetto Coro delle Monache, riservato invece alle sole religiose.

Le pareti e il soffitto custodiscono dipinti, stucchi, e affreschi che ricoprono ogni spazio, sia nella parte pubblica sia nel Coro delle Monache. Il merito è di Bernardino Luini che ha lavorato con la sua scuola dal 1522 al 1529, ritraendo storie di santi, parabole, episodi della vita di Cristo e della Bibbia. Si tratta di una straordinaria espressione della pittura rinascimentale lombarda, tanto che il ciclo di affreschi è stato definito da Vittorio Sgarbi “la Cappella Sistina di Milano”. Il Touring Club Italiano è affezionato alla chiesa, dal 2006 i soci volontari tengono aperta la chiesa nell’ambito dell’iniziativa Aperti per Voi.
Sempre in corso Magenta si trova la chiesa di Santa Maria delle grazie. La struttura è famosa per custodire l’affresco del Cenacolo di Leonardo da Vinci (LEGGI). Tuttavia la chiesa è classificata come patrimonio dell’umanità dell’Unesco, proprio come l’affresco vinciano. La basilica e santuario appartiene all’Ordine Domenicano e fa capo alla parrocchia di San Vittore al Corpo.

Qui nel 1460, il conte Gaspare Vimercati, comandante delle milizie di Francesco Sforza, ha donato ai Domenicani una cappella con l’immagine della Madonna, detta “delle grazie”. L’obiettivo era uno: far edificare una chiesa e un convento. Così nel 1463 sono partiti i lavori progettati e guidati da Guiniforte Solari. Se il convento è stato terminato nel 1469, per la chiesa si è dovuto aspettare il 1482. Successivamente sono partiti i lavori per modificare la struttura. La tribuna, costruita fra il 1492 e il 1493 per volere del Duca di Milano Ludovico il Moro come mausoleo per la famiglia, è una delle costruzioni più alte del Rinascimento nell’Italia settentrionale.
È invece testimonianza del passaggio dei romani a Milano la basilica di San Lorenzo maggiore alle colonne. L’edificio ricostruito e modificato più volte nelle forme esterne conserva l’antica pianta di epoca tardo-imperiale. E con le colonne, un tempo parte integrante dell’edifico, è tra i maggiori complessi monumentali di epoca romana tardoimperiale di Milano, nel periodo in cui la città romana di Mediolanum (era capitale dell’Impero romano d’Occidente. Inoltre la basilica è la prima struttura a simmetria centrale dell’Occidente Cristiano.

Il nome di basilica palatina derivava dalla vicinanza del Palazzo imperiale romano di Milano, chiamato genericamente palatium. Sono tre gli incendi che hanno distrutto la struttura e che hanno portato alla sua ricostruzione in stile romanico, pur conservando l’originale impianto interno. E dell’antica basilica paleocristiana sono arrivate fino a noi la cappella di Sant’Aquilino e la cappella di Sant’Ippolito. All’esterno si trova il colonnato marmoreo costituito da fusti, basi, capitelli e frammenti di architrave più antichi del II secolo dopo Cristo, recuperati da un edificio pubblico.
All’interno della cerchia interna si trova una delle chiese più amate dai milanesi: la Basilica di Sant’Ambrogio. Edificata nel IV secolo dal vescovo Ambrogio, le cui spoglie riposano ancora nella cripta, la chiesa ha subito veri e propri cambiamenti. Nel IX secolo grazie ad Angilberto II si deve la creazione dell’altare d’oro, capolavoro di scuola carolingia; nel XI secolo, la Basilica viene ricostruita e inizia a racchiudere le caratteristiche del romanico lombardo, così da diventare un vero e proprio modello compositivo. Nel XV secolo quando i Benedettini hanno incaricato Donato Bramante della costruzione della nuova canonica; mentre il XIX e XX secolo sono gli anni dei restauri, lavori necessari dopo il bombardamento del 1943.

Uno degli elementi più suggestivi della chiesa è senza dubbio il quadriportico, che si allarga verso il cortile esterno il cui perimetro, sormontato da portici, ha le stesse dimensioni del corpo principale della Chiesa. Quest’area se da una parte era luogo di preghiera, purificazione prima di entrare nell’edificio, all’altra aveva una funzione civile, dal momento che qui si svolgeva la maggior parte delle manifestazioni comunali.

Blu, verde, rosso e oro sono invece i colori dei neon posizionati nella chiesa di Santa Maria Annunciata in Chiesa Rossa. La struttura, che si trova in via Montegani nel popoloso quartiere di Chiesa rossa realizzato negli anni Settanta, custodisce infatti l’opera dell’artista americano Dan Flavin. È il 1996 quando il parroco della chiesa, Giulio Greco, ha chiesto un intervento di site specific, poi realizzato postumo grazie a Fondazione Prada con la collaborazione del Dia Center for the Arts di New York e del Dan Flavin Estate. Da allora le navate, il transetto e l’abside si colorano rispettivamente di blu e verde, rosso e oro.

Le luci dei neon riempiono lo spazio e dipingono i volumi austeri dell’architettura realizzata negli anni Trenta da Giovanni Muzio. Accompagnano quindi il visitatore in una successione cromatica che richiama la progressione naturale della luce da notte a giorno. Untitled, prima realizzazione d’arte contemporanea installata permanentemente in un edificio religioso, è ancora oggi un’opera di estrema modernità che riesce a dialogare e a far dialogare il sacro con il profano, l’arte con il sociale.


Nata come semplice cappella coperta da due falde a capanna, oggi la chiesa di San Cristoforo sul Naviglio è costituita da due strutture religiose affiancate. Nata sul percorso che conduceva a Milano dalla Lomellina, in un punto di passaggio obbligato nella rete dei vari corsi d’acqua, la chiesa è intitolata al patrono dei pellegrini. Da documenti raccolti sembra nel 1176 in questa chiesa è stato dato all’annuncio della sconfitta dell’imperatore Federico Barbarossa a Legnano da parte della Lega Lombarda.
