L’arte scende in strada, le installazioni in giro per Milano

Non conosce confini l’arte a Milano. Sì, perché la città più europea del bel paese è capace di regalare scorci in cui l’architettura viene messa in ombra dall’arte. E qui, nel cuore pulsante della Lombardia l’arte è uscita dai soliti confini e ha quindi travalicato le mura delle sedi istituzionali, come musei e gallerie, e si è ritagliata spazi urbani. Così le vie di Milano diventato vere e proprie gallerie di arte contemporanea in cui perdersi e scrutare pezzi di cultura.

A pochi passi dal duomo di Milano si staglia un enorme dito medio a firma di Maurizio Cattelan. L’opera, dal titolo L.O.V.E. (acronimo di libertà, odio, vendetta, eternità) campeggia in piazza degli Affari proprio davanti a palazzo Mezzanotte, sede della Borsa.  Realizzata in marmo di Carrara, la scultura è alta più di quattro metri, altezza che tuttavia sfiora i dodici metri se si comprende il basamento sulla quale è stata eretta. Famosa semplicemente come “il dito”, la scultura raffigura infatti una mano con il dito medio alzato, mentre le restanti dita sono mozzate.

A Cadorna, proprio davanti la stazione si trova invece l’opera di Claes Oldenburg e Coosje van Bruggen. I coniugi hanno infatti realizzato Ago, filo e nodo, una scultura in acciaio e vetroresina, divisa in due parti ricongiunte idealmente nel sottosuolo. E se da una parte l’opera intende omaggiare il mondo della moda, dall’altro invece richiama la funzione della metropolitana che sorge proprio sotto di lei. I colori infatti riprendono le tonalità delle prime tre linee di metro di Milano.

Nei pressi della chiesa di San Lorenzo si trova invece X. Patrick Tuttofuoco, per omaggiare il nuovo Vetra Building che, fabbricato degli anni Sessanta, rivive grazie a una società  che ha investito per avviare un processo di riqualificazione urbana. Così davanti l’ingresso dell’edificio si staglia un’opera al neon che illumina l’ex Esattoria civica di piazza Vetra.

Se si pensa alla stazione centrale non si possono non citare la Mela reintegrata e la piramide rovesciata appesa sopra l’ingresso principale della struttura. La prima è un’opera simbolica che si apre al mondo, così come la stazione apre la città al mondo. Realizzata in metallo modellato da intonaco argilloso mescolato a polvere di marmo, la scultura pesa undici tonnellate e misura otto metri di altezza e sette di diametro. La piramide è invece un richiamo a Francesca Cabrini, la santa degli emigrati, cui la stazione è stata intitolata. Sulla chiave di volta dell’ingresso è stata infatti posizionata la scultura di neon e acciaio disegnata dallo studio di Mario Botta.

Fuori dalla cerchia interna ed esterna si trovano altre opere di arte contemporanea. Tra queste la portineria del palazzo Ina vicino parco Sempione. Realizzata in blu e rosa da Piero Bottoni, la portineria è stata costruita in occasione dell’ottava Triennale di Milano. Si tratta inoltre del primo complesso architettonico italiano che è riuscito a tradurre in materia le teorie urbanistiche del Movimento Moderno. Il palazzo, costruito tra il 1953 e il 1958, è caratterizzato da un ampio atrio fatto di pilastri in cemento e ghiaia sottile, soffitti di stucco veneziano rosa, un pavimento di marmo di Carrara e pareti che diventano quadri, in cui si alternano campi geometrici di tessere di mosaico di uno sgargiante rosa e blu cobalto.

Al limite del quartiere di City Life si trova Love Art 4 All un castello di carte. L’opera, realizzata tra viale Berengario e via Benedetto Brin, si trova nel cortile di castello Pozzi, un edificio costruito nel 1929 da Claudio Tridenti Pozzi, il re della moda milanese dal 1876. L’installazione è opera di Rinaldo Denti, proprietario del castello, ed Elio Fiorucci, lo stilista. Quando la luce naturale cede il passo alla notte, le carte dai disegni barocchi si illuminano e rendono la vista ancora più particolare.

Si chiama Toiletpaper Street dreamed with Organics by Red Bull l’opera realizzata da Toiletpaper, il progetto editoriale frutto dell’ingegno dell’artista Maurizio Cattelan, e del fotografo Pierpaolo Ferrari. L’installazione site specific ha creato una nuova veste per via Balzaretti che, in occasione della Design week  ha fatto da scenografia a eventi e scatti fotografici.  Ecco che l’intera via si immerge in un immaginario tipicamente surreale che, tipico della rivista,  diventa fondale per un’esperienza immersiva. Così gli edifici della via rivivono grazie alle grafiche Trumpets, Flowers with Holes e Roses, e diventano le pagine di un ideale magazine fuoriscala. La decorazione delle facciate è stata  realizzata dallo studio di architettura All Out Lab e dai decoratori Maura Boldi, Alessandra Didone, Federica Ghio, Angelo Pennocchio, Alberto Pennocchio.

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