Viaggiare rende intelligenti

ventagli sivigliaLasciare il proprio Paese per immergersi in culture diverse. Conoscere le abitudini ed esplorare mondi “sconosciuti”. Il viaggio potenzia la nostra conoscenza, le nostre abilità e in generale il nostro bagaglio culturale. Quindi la nostra intelligenza. Viaggiare rende quindi molto intelligenti. E’ quanto dimostrano studi e ricerche che si concentrano  sulla capacità dei viaggi di accrescere la creatività.

amsterdamUno di questi studiosi, Adam Galinsky della Columbia Business School, ricercatore esperto dell’argomento afferma che “le esperienze all’estero migliorano la nostra capacità cognitiva, la profondità del pensiero e la creatività”. Uno studio israeliano del 2012 ha trovato che chi crede nell’esistenza di caratteristiche umane determinate dalla provenienza (cioè ad esempio che gli africani abbiano un particolare senso della musica, che i tedeschi siano perfezionisti o gli italiani lassisti) ha risultati decisamente peggiori nei test sulla creatività, rispetto a chi invece considera arbitrarie queste divisioni razziali e culturali.

BerlinoIn che modo un viaggio può cambiarci? Intanto aiutandoci a immergerci in un paese che non è il nostro. E questo non accade se decidiamo di passare il tempo sulle spiagge con tour organizzati, ma attraverso una vera e propria  immersione tra gli abitanti del luogo. Come? Organizzando da soli il viaggio e visitando i quartieri e i posti in cui è facile entrare in contatto con la cultura del luogo. I mercati per esempio, o bar poco frequentati dal turismo che, rimasti fedeli alla tradizione, posso arricchire qualunque viaggiatore.

La bouqueria BarcellonaL’effetto principale che i viaggi hanno su di me, è che mi costringono a un confronto costante. È successo a Londra, città che inizialmente avrei voluto visitare il più tardi possibile e che in un secondo momento mi ha conquistata. Per l’indipendenza del popolo e per la bellezza dei luoghi. D’altronde studi condotti all’Università della California lo confermano: uscire dal proprio nocciolo ci aiuta a costruire un senso più forte e profondo di noi, a realizzare quali siano i nostri valori e le nostre convinzioni. Oltre che ad accrescere la nostra fiducia nel prossimo e nell’umanità. Il viaggio quindi come analisi interiore, per poter capire il grado di tolleranza al cambiamento della nostra vita, come strumento di confronto per analizzare il nostro modo di essere e di fare. È chiaro che i viaggiatori dittatori,  i comodini e i lagnosi troverebbero difficoltà a integrarsi con il posto, ma forse ammorbidirebbero il proprio modus operandi per vivere a pieno il viaggio.

Sandeman OportoCome possiamo conciliare la nostra vita con lunghe e approfondite esperienze all’estero?  Leggendo, parlando con chiunque si incroci sulla propria strada. Aprendosi al dialogo e lasciando fuori dal proprio credo i pregiudizi. Magari facendo la spesa al negozietto etnico per conoscere le abitudini alimentari di un paese e parlando con i commercianti. Forse non girerete il mondo, ma sicuramente riuscirete ad arricchirvi.

Ne è convinto Bent Crane che scrive: “Andare all’estero è sempre un’esperienza che arricchisce: nuovi amici, nuove esperienze, nuove storie da raccontare. Secondo alcuni scienziati, potrebbe anche farci diventare più creativi.

Da tempo gli scrittori e i filosofi conoscono i benefici legati al viaggio. Ernest Hemingway, per esempio, scrisse molti dei suoi libri ispirandosi ai suoi soggiorni in Spagna e in Francia.

AgrigentoAldous Huxley, l’autore di Mondo nuovo, intorno ai quarant’anni si trasferì dal Regno Unito agli Stati Uniti per dedicarsi alla sceneggiatura. Mark Twain, che navigò lungo le coste del Mediterraneo nel 1869, scrisse nel suo diario di viaggio Gli innocenti all’estero che il viaggio è “fatale per il pregiudizio, il fanatismo e la meschinità”.

Negli ultimi anni psicologi e neuroscienziati hanno cominciato a studiare con attenzione una possibilità che molti avevano solo intuito: vivere all’estero produce dei cambiamenti a livello mentale. In generale, la creatività è legata alla plasticità cerebrale, quindi alle interconnessioni del nostro cervello. Le reti neurali sono influenzate dall’ambiente e dalle abitudini e quindi sono anche sensibili al cambiamento: nuovi suoni, odori, lingue, gusti, sensazioni e immagini attivano sinapsi diverse nel cervello e possono dare nuova energia alla mente.

“Le esperienze vissute all’estero rafforzano sia la flessibilità cognitiva sia la capacità di approfondire e di integrare i pensieri, la facoltà di stabilire collegamenti profondi tra forme molto diverse”, afferma Adam Galinsky, che insegna alla Columbia business school e ha pubblicato numerosi studi sul collegamento tra creatività e viaggi all’estero.

ParigiLa flessibilità cognitiva è la capacità della mente di passare da un’idea all’altra, una componente fondamentale della creatività. Ma visitare un altro paese non basta, precisa Galinsky: “La chiave è la disponibilità a farsi coinvolgere, la capacità di immergersi in un’altra cultura e di adattarsi. Chi vive all’estero senza confrontarsi con la cultura locale non riceverà grandi benefici”.

In poche parole, andare in vacanza per una settimana a Cancún, una delle località più turistiche del Messico, non ci renderà più creativi, a meno che non decidiamo di vivere con i pescatori del posto.

Nell’ultimo studio di Galinsky, pubblicato a febbraio sull’Academy of Management Journal, l’autore ha esaminato insieme ad altri tre ricercatori le esperienze dei direttori creativi di 270 case d’alta moda. Analizzando undici anni di storia di queste firme, Galinsky e i suoi colleghi hanno cercato collegamenti tra l’esperienza di lavoro all’estero degli stilisti e le “innovazioni creative” delle loro case di moda. Il livello di creatività di un prodotto è stato valutato da un gruppo di giornalisti e di consumatori indipendenti.

cordobaI ricercatori hanno osservato un chiaro collegamento tra il tempo trascorso all’estero e la creatività: se un direttore creativo aveva vissuto e lavorato in altri paesi, la sua casa di moda produceva più collezioni rispetto a quelle dove il direttore non aveva viaggiato.

Gli studiosi hanno anche scoperto che se lo stilista aveva vissuto in più paesi l’azienda era più creativa, ma solo fino a un certo punto. Secondo i risultati della ricerca, infatti, chi aveva vissuto e lavorato in più di tre paesi aveva un livello di creatività più alto di chi non lo aveva fatto, ma era meno creativo dei suoi colleghi che avevano lavorato in meno paesi.

Gli autori hanno ipotizzato che vivendo in troppi posti diversi non si ha la possibilità di immergersi nella cultura locale, perché ci si sposta troppo spesso. “Si ritorna così all’idea che, per ottenere un effetto positivo, serve un coinvolgimento più profondo”, spiega Galinsky. Anche la distanza culturale potrebbe essere un fattore importante: i ricercatori hanno scoperto che vivere in un posto dove la cultura è profondamente diversa dalla nostra porta un grado di creatività inferiore rispetto a uno dove la cultura è più simile.

Il motivo, ipotizzano gli studiosi, è che una cultura radicalmente diversa può intimidire le persone, spingendole a mantenere le distanze: se non si immergono nella cultura straniera , non si verifica nessun cambiamento cognitivo.

ParigiViaggiare potrebbe offrire anche altri benefici a livello cerebrale. Mary Helen Immordino-Yang, professoressa associata di pedagogia e psicologia alla University of Southern California, sostiene che le esperienze interculturali possono rafforzare la fiducia in sé. “Molte ricerche hanno dimostrato che la capacità di confrontarsi con persone provenienti da un altro contesto e di uscire dalla propria zona di sicurezza aiuta a costruire un senso di sé più forte”, afferma la docente. “La capacità di modificare le nostre idee e i nostri valori è legata alla ricchezza delle nostre esperienze culturali”.

Le esperienze interculturali ci aiutano a uscire dalla nostra bolla e a creare legami con persone di culture diverse. “Abbiamo notato che viaggiare rafforza il senso di fiducia nei confronti dell’umanità”, dice Galinsky. “Quando ci confrontiamo con altre culture, viviamo esperienze con persone diverse e ci rendiamo conto che quasi tutti ci trattano nello stesso modo. Di conseguenza aumenta la fiducia”.

Naturalmente, anche se un viaggio all’estero è il modo più facile per uscire dalla propria zona di sicurezza, non è necessario andare in un paese straniero per far scattare il meccanismo cognitivo della creatività. Chi non può permettersi un biglietto aereo può sempre prendere la metropolitana e andare in un quartiere che non conosce. A volte, si legge nella ricerca, per mettere in moto la creatività basta un po’ di aria nuova”.

 

 

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