Fino a qualche anno fa viaggiavo solo con la valigia. Comoda sì, perché potevo trascinarla ovunque. Ma dopo un piccolo inconveniente con una ruota della valigia e la difficoltà a portarla in giro, ho capito che era un peso. Troppo “inutile” da trascinare tra aeroporti e stazioni. E allora ho messo sul soppalco il valigione verde acido e mi sono data allo zaino. Prima un invicta tutto sdrucito, poi uno zaino da trekking. E la mia visione del viaggio è cambiata.
Ho capito che un viaggio, per quanto breve sia, non deve essere fatti di pesi e oggetti inutili. Lo zaino è l’unico modo sensato di trasportare i vestiti in viaggio. Che sia breve o lungo non importa. Lascio sempre a casa le cose inutili, come il phon per capelli. Perché portare in giro un peso inutile quando i capelli possono essere asciugati al vento e al sole?
Anche se posso trovare spazi aggiuntivi, magari appendendo gli oggetti allo zaino, ho deciso di mettere un limite alla capacità di sopportazione. Non voglio portare sulle spalle oggetti pesanti che con molta probabilità non usciranno mai dallo zaino.
Lo zaino costringe a valutare l’utilità del bagaglio e diventa una specie di cartina tornasole, un metro di giudizio, un filtro attraverso il quale osservare la vita. Come fare quindi per alleggerire lo zaino? Semplice, mettendo all’interno abiti che possono essere abbinati tranquillamente tra loro. Evito i maglioni voluminosi e uso sempre un unico paio di scarpe. Ma anche quando scendo in Calabria e porto con me l’abbigliamento della corsa, questo sta in fondo allo zaino, stipato in una busta che occupa solo un terzo del bagaglio. L’altro trucco è: arrotolare tutto quello che può essere arrotolato.
Lo zaino, come dicevo prima, è un filtro. Perché una volta stabilito il proprio personale criterio di utilità degli oggetti, questi si auto-escluderanno da soli. Come il phon di cui sopra. Non importa, infatti, l’attaccamento agli oggetti, la marca o il costo. Sono sempre lo zaino e quindi le spalle a decidere cosa lasciare fuori. Quello che non entra, rimane a casa
E lo zaino è come l’esistenza. Inizialmente si è portati ad accumulare oggetti, relazioni, lavori e sensazioni, per fare il carico di tutto. Si pensa che questo carico un giorno possa essere utile. Ma alla fine non è così, perché rimane solo quello che è più importante. Non si riesce a capire quanto lo zaino, e le cose tenute, siano ingombranti e pesanti. Poi con il tempo, quando le spalle iniziano a dare segni di cedimento, si chiede una pausa. Facciamo una cernita degli oggetti da tenere e quelli da dare via. E rimaniamo con poco. Lo stesso vale per lo zaino.
Così con il tempo ho mollato. Ho lasciato andare situazioni ingombranti e ho tenuto le cose veramente importanti: gli affetti che sanno regalare momenti da ricordare; l’apertura mentale, il coraggio di provare e un pizzico di incoscienza per poterlo fare. Ho deciso di tenere i miei sogni, i miei desideri e le cose per quali vale la pena vivere. Ho mollato i pesi del passato e le aspettative degli atri. Ho lasciato spazio alle mie idee e alle mie stranezze; al rumore della città e della natura e al silenzio.
Tra i suggerimenti del reader di WordPress è uscito questo tuo post… in sostanza davvero molto simile al tuo… ma, ovviamente, non è stato voluto… la penso esattamente così anche io: anche io sono passata da un vecchio invicta allo zaino di trekking degli scout di mio fratello e anche io penso che per fare un buon cammino bisogna viaggiare leggeri… Intanto, dato che ci siamo incrociate sulla strada… Buen Camino peregrina 😊
Un abbraccio, Benedetta.
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Grazie mille peregrina….
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