L’ex ospedale Bassi, oltre il muro di cinta del sanatorio

Laggiù ci portavano gli infetti: malati di vaiolo, colera, tifo e anche meningite. Alla fine dell’800 Dergano, quartiere milanese a Nord del cimitero Monumentale, era un borgo di case e cascinali decisamente fuori mano rispetto al centro. Laggiù c’erano solo campi di frumento, rogge e allevamenti di animali. Il posto ideale insomma in cui aprire un sanatorio dove mandare gli infetti. Ecco perché quando nel 1893 scoppia un’epidemia di vaiolo la zona in questione attira l’attenzione della vecchia amministrazione che decide di creare il più grande ospedale della città. Qui malattia e morte hanno vissuto e convissuto per anni, in compagnia dell’isolamento e della necessità di “sanare” lontano dagli occhi degli aristocratici.

La scelta è caduta così su  un lotto di oltre 30 mila metri quadrati dove, in breve, è nato l’Ospedale per contagiosi Agostino Bassi, inaugurato il 13 ottobre del 1896. Costo dell’intervento: 613.155 lire e la cronaca racconta che il primo paziente è stato un bambino di 4 anni colpito da difterite: Giacinto Colombo. In 83 anni l’ex Bassi, chiamato anche Derganino, ha ospitato 168.911 pazienti con poco più di 6 mila decessi (gli esperti dicono che non sono molti). I malati erano rigorosamente divisi: ogni padiglione, una malattia. Lungo viale Jenner si trovava lo stabilimento di disinfezione, visibile dall’esterno per le ciminiere collegate ai forni di incenerimento e agli essiccatoi. Gli spostamenti interni avvenivano tramite una ferrovia Decauville. Poi, tutta l’area era cintata da un muro alto, ancora visibile lungo via Livigno, che garantiva la separazione dalla città.

Ma dagli anni Settanta, la struttura che ha curato centinaia di milanesi è diventata un problema, una terra di nessuno. Almeno fino al 1996 quando, dopo una lunga contesa con il Comune, è uscita fuori la verità: l’area è dell’Asl di Milano. Così dopo anni di contese, una parte  dell’area è stata parcellizzata e sfruttata per avviare nuove attività: il centro di cura Asl per le malattie sessualmente trasmissibili, un grande giardino cittadino, la sede della polizia locale e del consiglio di zona e anche un campo da calcio. Mentre il degrado ha colpito la parte all’angolo con via Guerzoni, centinaia di metri quadrati chiusi definitivamente alla fine degli anni Settanta e da allora invasi dai rifiuti e dalle sterpaglie e ciclicamente presi di mira da sbandati e tossici.

Da qualche anno l’Asl città di Milano, proprietaria degli immobili, ha iniziato a valutare un intervento di recupero. Nel 2006 ha affidato ad Arpa, l’Agenzia regionale per l’ambiente, la ristrutturazione e la trasformazione nella nuova sede del Dipartimento Provinciale di Milano. Tuttavia, il costo eccessivo dell’opera (quasi 25 milioni di euro) ha fatto arenare l’intervento e lo scorso autunno ne è stato varato un secondo più contenuto (14 milioni di euro). Ma per ora si tratta di un altro progetto nel cassetto.

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