È incastonata a oltre 600 metri di altitudine lungo la strada statale 319 sellanese. Così l’area della montagna di Foligno custodisce un piccolo borgo che sembra essersi perso nel tempo. Quello dell’antica cultura contadina e del lavoro lento e preciso dei telai e della tessitura. Nel lungo fluire dell’acqua che fa di Rasiglia, il borgo con 50 anime, una delle mete da vedere almeno una volta della vita.
La frazione di Foligno deve la sua fama all’acqua, perché la sorgente di Capovena attraversa tutto l’abitato. E lo fa in virtù dell’assetto urbano del borgo che, nato a protezione della rocca, si dispone a semicerchio, come fosse un anfiteatro.
A Rasiglia ogni via, ogni percorso è scandito dall’acqua. Ecco perché è facile trovare un molino, una gualchiera, e diverse case che si affacciano e vivono in sintonia con l’acqua. I turisti oggi possono immergersi in un’atmosfera senza tempo, in cui farsi cullare dal rumore delle cascate. Il borgo, che attira ormai centinaia di turisti, è dovuto correre ai ripari, tanto che il Comune ha chiesto agli abitanti di mettere a disposizione dei terreni per permettere alle persone di poter parcheggiare in sicurezza.

L’impegno dei 50 abitanti per fare rinascere il borgo e farlo diventare la “piccola Venezia dell’Umbria” è stato massimo dopo i crolli del terremoto del 1997. Grazie alle attività degli abitanti e dell’associazione Rasiglia è diventato un luogo da visitare, in particolare in occasione dei principali eventi: Rasiglia, Paese presepe (26 dicembre e 6 gennaio); Penelope a Rasiglia, il telaio tradizionale (prima fine settimana di giugno compatibilmente con le altre festività nazionali). Rasiglia è diventato una sorta di museo a cielo aperto, con installazioni che raffigurano donne e filande, con macine quattrocentesche e grandi setacci, telai immensi, ingranaggi, arcolai.
Un pensiero su “In giro per Rasiglia, la “piccola Venezia dell’Umbria””