Centosessantacinque metri in tre salti. È la Cascata delle Marmore, una delle più famose d’Italia, che si trova in Valnerina a poca distanza dalla città di Terni, nel meraviglioso Parco Naturale. Le sue origini risalgono al 271 avanti Cristo, quando il console romano Manio Curio Dentato ha ordinato la costruzione di un canale per far defluire le acque stagnanti del Velino verso il Nera, deviando il corso del fiume. Da qui la nascita delle cascate delle Marmore. Il nome è stato ispirato dalla presenza di sali di carbonato di calcio che, sedimentandosi sulle rocce della montagna, grazie alla luce del sole sembrano cristalli di marmo bianco. Marmore è anche il nome del vicino paese medievale, uno dei borghi più belli della Valnerina assieme a Piediluco e Arrone.
La decisione era stata assunta dal momento che il passaggio del Velino nella pianura Reatina aveva creato una paluda ritenuta pericolosa dalla popolazione del luogo. Sono stati diversi gli interventi nel tempo per evitare gli allagamenti durante la piena dei fiumi, per questo motivo nel 1422 e nel 1547 sono stati realizzati due canali. Il primo è stato progettato da Aristotile Fioravanti, il secondo da Antonio Da Sangallo. Ma nonostante gli sforzi le inondazioni hanno continuato a colpire l’area, per questo motivo sono stati realizzati altri due interventi, nel 1601 e nel 1787. E da allora la cascata ha lo stesso aspetto che possiamo ammirare oggi.
Sono stati tanti i poeti che hanno decantato la bellezza di questa cascata. Come George Gordon Byron che nel quarto canto del poema ha parlato dell’orribile bellezza delle cascate delle Marmore. Ha scoperto il luogo nel 1817, quando si trovava in Italia e ha deciso di lasciare Venezia per andare a Roma. Nel corso del viaggio ha attraversato l’Umbria dove ha scoperto la bellezza del lago Trasimeno, le sorgenti del Clitunno e la Cascata delle Marmore.
Lord Byron è ricordato proprio nel piazzale a lui dedicato , dove inizia l’itinerario del belvedere inferiore. Ai piedi della cascata si trova infatti una panchina sulla quale si trova scolpito il mantello che il poeta era solito indossare, e un libro aperto sulla pagina con la poesia dedicata al luogo. L’opera è stata realizzata dallo sculture Peppe Di Giuli, che vive tra Terni (dove è nato) e Milano.
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