
Precipizi vertiginosi capaci di terrorizzare i viaggiatori più coraggiosi. Per questo motivo la storia via che attraversa il canyon del fiume Dezzo e che univa la Val d’Angolo con la Val di Scalve territorio delle Alpi Orobie Orientali era conosciuta come via Mala. Oggi di quell’antica strada è rimasto il varco tra le rocce in un paesaggio fatto di gole e orridi che risalgono all’ultima glaciazione solcati dal fiume Dezzo.
E le due valli oggi sono collegate da una stretta strada provinciale, il cui tracciato è spesso interrotto da lunghe gallerie. Ma il vecchio itinerario ancora oggi può essere ripercorso, grazie a un progetto finanziato e promosso dalla Comunità Montana di Scalve, con il contribuito economico da parte di Regione Lombardia e Provincia di Bergamo.

Il primo lotto di lavori ha interessato il tratto definito “Vallone” in cui la vecchia strada è stata recuperata. Questo grazie a una serie di interventi di riqualificazione ambientale per mettere in sicurezza il percorso. Il sentiero è quindi caratterizzato dalla presenza di un balcone panoramico di 5,5 metri a sbalzo nel vuoto che scende ai piedi della cascata.
Per percorrere il sentiero basta arrivare in Valle Camonica a Darfo Boario Terme, salire ad Angolo Terme e proseguire in direzione della Val di Scalve. Tra la seconda e la terza galleria si trova l’ampio parcheggio in cui lasciare l’auto.

Il sentiero è semplice, ma diventa leggermente scivoloso dopo giorni di pioggia. Per questo motivo indossate sempre scarpe da trekking.
QUI percorso.
Tempo: 1 h
Dislivello di salita 400 metri
Lunghezza: 4,30 km
Difficoltà: facile

Se dopo la breve escursione avete ancora voglia di camminare a circa 30 minuti dall’imbocco della via Mala si trova il lago Moro. Arrivate nei pressi di Capo di Lago, Cò de Làch in dialetto locale, frazione del comune di Darfo Boario Terme. Qui vi troverete davanti a un borgo di poche anime che sorge tra le colline delle Sorline e Rodino, alle pendici del Monte Pora in Valle Camonica.
Da qui passavano antiche strade di comunicazione, tra cui un troncone delle via Valeriana costruita dai Romani, che ricalcava gran parte dei sentieri battuti da millenni dalle popolazioni autoctone. Qui potrete decidere di fermarvi a mangiare, oppure seguire i sentieri che girano intorno allo specchio d’acqua.

Intorno al lago esiste una leggenda secondo cui nelle notte di luna piena in mezzo allo specchio d’acqua apparirebbe una culla. Si narra che in un lontano passato il lago non esistesse e al suo posto ci fosse una radura in cui sorgeva una casa, abitata da una donna e dal suo neonato. Un giorno un misterioso viandante bussò alla porta della casa chiedendo cibo e, dopo essere stato cacciato malamente dalla donna, maledisse la casa. Durante la notte un diluvio allagò la radura sommergendo la casa, la donna e il bambino, creando il lago. Da allora si dice che ogni notte di luna piena la culla con il bambino appaia nelle acque del lago.

Il nome del lago deriva infatti da queste antiche leggende: lac de la cüna, in dialetto camuno significa culla. Secondo altre testimonianze, invece, il nome originario era lac de la güna o, più semplicemente la güna che significa fossa o conca profonda.
QUI percorso.
Tempo: 1,30 h
Dislivello di salita 200 metri
Lunghezza: 5,40 km
Difficoltà: facile
































