Consonno, alla scoperta dell’ex città dei balocchi

C’era una volta un grande parco giochi. Un centro ribattezzato la Las Vegas della Brianza. Una struttura che avrebbe dovuto richiamare nella zona migliaia di persone. Avrebbe. Sì,  perché il parco divertimento realizzato a Olginate, provincia di Lecco, è rimasta una vera e propria città dei balocchi ma solo sulla carta.

La storia inizia negli anni Sessanta, quando il “Grande Ufficiale Mario Bagno – Conte di Valle dell’Olmo”, imprenditore del settore immobiliare, mette gli occhi sull’area. E decide di acquistarla.  La zona, il tipico borgo brianzolo sul Monte di Brianza, ha tutte la carte in regola per diventare un parco di divertimenti in cui far spendere soldi e far divertire. Un’area con ristoranti, giostre e tutto quello che avrebbe potuto portare un indotto nella zona.

Per  Consonno iniziano così gli anni ruggenti, che raggiungono il loro apice tra la fine degli anni Sessanta e gli inizi degli anni Settanta. Migliaia di persone raggiungono la Las Vegas della Brianza, la città dei balocchi in cui si trova di tutto. Da un improbabile minareto ad una galleria di negozi in stile arabeggiante, da cannoni a armigeri medioevali in posizione di sentinella, da sale da gioco a sale da ballo, da sfingi egiziane a pagode cinesi, da colonne doriche al “Grand Hotel Plaza“. Consonno è un grande centro di divertimento che funziona a pieno regime, perché al suo interno si può prendere parte a serate danzanti con grandi ospiti, dai Dik Dik a Pippo Baudo, e le sue luci sono sempre.

Invitanti striscioni accolgono migliaia di persone, per loro “cielo più azzurro”, e promettono “festa”, bellezza. Numerose coppie di sposi raggiungono la cittadina per farsi immortalare in fotografie estemporanee, famosi cantanti calcano le scene di quello che sembra un luogo talmente assurdo da essere fantastico e immaginifico.  Nel frattempo si moltiplicano le iniziative di protesta. Il gruppo di Lecco del Collegio Lombardo Architetti, su invito dell’amministrazione comunale guidata dall’allora sindaco, Giuseppe Fumagalli, esprime aspre critiche sulla struttura. A loro dire avrebbe avviato un “processo di distruzione dei valori ambientali”, e arrivano a sottolineare “l’alterazione della morfologia naturale del luogo”, la “distruzione totale del patrimonio verde” e la “costruzione di edifici dall’aspetto contrastante con la struttura del paesaggio”.

Il colpo di grazia arriva nell’ottobre del 1976, quando una frana, dalla collina sconquassata dal cemento, cade sulla nuova strada di accesso alla città dei balocchi. Le opere per la costruzione del borgo hanno finito per intaccare l’equilibrio geologico del territorio e nel 1966 le continue piogge hanno favorito il movimento di masse di fango che nel 1967 hanno provocato una prima frana che ha invaso la strada di collegamento tra  Consonno e Olginate. Il conte ha quindi riparato i danni della frana e ha proseguito nella sua opera di edificazione, anche se all’epoca i turisti in visita a Consonno hanno iniziato a diminuire. Fino alla frana del 76.

Il Conte Bagno ha più volte tentato di riparare la strada e rilanciare Consonno nel 1981, senza riuscirvi. Tutte le strutture sono state abbandonate e il 22 ottobre 1995 il Conte Bagno è morto all’età di 94 anni. E neanche la casa di riposto è servita  a qualcosa. Perché la struttura, creata per tentare di riportare Consonno ai suoi vecchi splendori, è stata chiusa nel giugno del 2007.

Per anni Consonno è stato un luogo malfamato dove i pochi abitanti si sono ritrovati a dover fare i conti con giovani alle prese con alcool e droga, fino all’atto conclusivo.  Durante un rave party chiamato “Summer Alliance”, organizzato a Consonno dal 29 giugno al I luglio 2007,  molte strutture sono state  danneggiate e rese pericolanti e altre sono state inoltre imbrattate da graffiti. Da allora la natura si è riappropriata di quello che era suo.

Oggi Consonno si presenta in uno stato di abbandono e degrado. Le strade comunali sono percorribili a piedi, ma delle sbarre impediscono l’accesso alle automobili e vengono alzate solo durante gli orari di apertura del cimitero. Molti degli edifici rimasti sono pericolanti e non è consentito l’accesso per motivi di sicurezza. Nel giugno 2007 fu fondata l’associazione “Amici di Consonno” che ha ottenuto in comodato dalla proprietà, tramite il Comune, la ex tavola calda, detta anche “Il Ristorantino”.

Ma ad attirare l’attenzione sono senza dubbio le strutture fatiscenti, come il “minareto”. Si tratta dell’edificio più imponente di tutto il borgo di Consonno. Era un grande centro commerciale dove al centro era posta una torre che, secondo Mario Bagno, tutti avrebbero ammirato e ricordato. Il nome deriva dalla somiglianza della torre dell’edificio con quella di una moschea da dove il muezzin per cinque volte al giorno chiama i fedeli alla preghiera. Al piano terra c’era una lunga galleria commerciale con dei vani adibiti a negozi, mentre al primo e al secondo piano c’erano degli appartamenti disposti in serie di circa 70 m² ciascuno. Di fronte all’edificio una grande fontana emetteva grandi getti d’acqua.

Nb. Le prime due foto della galleria sono dell’archivio della pagina di Consonno.

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