Non chiamatelo Sant’Antonio, ma solo il Santo. Perché i padovani potrebbero non capire. Perché una delle capitali più importanti del Trecento italiano deve la sua fama al famoso francescano portoghese, nato a Lisbona nel 1195 e vissuto per alcuni anni nell’antica Padua, per poi morirvi il 13 giugno del 1231. I resti del Santo sono conservati nella Basilica di Sant’Antonio, importante meta di pellegrinaggio della cristianità e uno dei monumenti principali cittadini. Antonio non
a caso è uno dei quattro santi patroni della città con Giustina, Prosdocimo e Daniele.
Il tour padovano non inizia dalla basilica, ma dalla piazza più grande dell’intera cittadina veneta: Prato della valle. Il progetto è della fine del XVIII secolo e prevede un’isola ellittica centrale, chiamata isola Memmia di circa 20mila metri quadrati, circondata da una canaletta alimentata dal canale Alicorno sulle cui sponde si trova un doppio anello di statue, 88 in tutto, di cui 40 lungo l’anello esterno e 38 lungo quello interno. Sul Prato della Valle si affaccia l’imponente Basilica abbaziale di Santa Giustina, presente sin dal V secolo seppur debba la sua attuale forme al Cinquecento. E vicino sorge il complesso monumentale del monastero. Un tempo si affacciavano sul Prato anche le chiese di San Leonino, di Betlemme, della Misericordia demolite agli inizi dell’Ottocento.
La tradizione vuole che nel 304 è stata martirizzata Giustina, aristocratica romana e proprio sul luogo della tomba nel 530 dopo Cristo sono stati eretti in suo onore una basilica ed un sacello. Ancora oggi la basilica rappresenta una delle più antiche testimonianze di fede ed architettura cristiana nel territorio padovano.
Così come la basilica dedicata al Santo. Il santuario, meta ogni anno di milioni di fedeli e visitatori da tutto il mondo, è stato iniziato nel 1232, pochi mesi dopo la morte di Sant’Antonio, per custodirvi le spoglie del Santo, e già nel 1310 svettava con cupole, minareti e cappelle radiali, in seguito arricchite da splendide opere d’arte realizzate tra il XIII secolo e i giorni nostri.
La passeggiata prosegue su via del Santo, dove si passa davanti a Palazzo Zabarella, sede di esposizioni di pittura, e alla Tomba di Antenore, il fondatore di Padova. Almeno stando alla leggenda.
Si arriva poi ai Musei Civici Eremitani, da cui si accede per arrivare alla Cappella Scrovegni affrescata da Giotto. Tuttavia prima di dirigersi verso la piccola cappella è necessario leggere le modalità di prenotazione.
Al suo interno ospita un famoso ciclo di affreschi di Giotto dei primi anni del XIV secolo, considerato uno dei capolavori dell’arte occidentale.
Adiacente al complesso museale si trova la Chiesa degli Eremitani e l’arena in cui è possibile guardare film in occasione degli eventi cinematografici organizzati per l’occasione.
Il percorso porta nel centro di Padova, dove si accede attraverso la Porta Altinate. Una volta oltrepassata inizia l’area pedonale in cui sarà possibile passeggiare ammirando i palazzi e i negozi del centro storico. E forse anche fare una sosta al Caffè Pedrocchi. Dopo lo spritz euganeo, uno spritz bianco con frutta e giuggiole, si può visitare il Palazzo del Bo’, sede dell’antichissima Università. All’interno di uno degli atenei più antichi dell’intera Europa c’è il famoso teatro Anatomico e la cattedra di Galileo Galilei
Una volta arrivati nel centro storico si può visitare piazza delle Erbe, dei Frutti e dei Signori, sede di un vociante ed antico mercato quotidiano e sovrastate dal Palazzo della Ragione. Eretto nel 1218 e sopraelevato nel 1306 da Giovanni degli Eremitani, è stato fino al 1797 la sede dei tribunali cittadini. Il piano superiore è occupato da una delle più grandi sale pensili del mondo, detto “Salone” con soffitto ligneo a volta. Il Salone è affrescato da un grandioso ciclo di affreschi a soggetto astrologico(1425-1440).
Nella sala è conservato un gigantesco cavallo ligneo, costruito per una giostra nel 1466. All’interno del Palazzo della Ragione è possibile vedere la realizzazione del famoso pendolo di Foucault, allestito su progetto scientifico di Giacomo Torzo del Dipartimento di fisica dell’Università di Padova. Al piano terra, nel cosiddetto Sottosalone, si allineano decine di botteghe storiche padovane dove trovare le primizie di stagione e le migliori specialità enogastronomiche.
Ancora pochi passi per raggiungere Piazza dei Signori, uno degli spazi più suggestivi e vitali di Padova, una delle piazze simbolo della storia padovana. E’ così chiamata perché qui sorgeva il “Palazzo della Signoria”, la Reggia dei Carraresi. Lo spazio si adattava alle riunioni e al passeggio dei nobili ma non dal popolo che prima l’ha chiamata piazza della “Desolazione”, per via dei ruderi dei palazzi, demoliti dalle opposte fazioni o partiti; e poi piazza dei “Trionfi”, per la magnifiche feste che vi si svolgevano. Qui si facevano le giostre, i tornei e al giovedì grasso si rappresentava la caccia al toro. Sul lato ovest sorge il Palazzo del Capitanio, con la Torre dell’Orologio per il cui portico si sbocca in Corte Capitaniato e nella vicina omonima piazza. Sopra l’arco il grande Orologio, riproduzione di quello inventato nel 1344 dal medico e astronomo Giovanni Dondi.
Degno di visita è anche il duomo, e il Battistero dove si possono ammirare gli affreschi voluti da Fina Buzzaccarini moglie di Francesco il Vecchio da Carrara, Signore di Padova dal 1350 al 1388. Realizzato da Giusto de’ Menabuoi, nominato pittore di corte dei da Carrara dopo la morte di Guariento, rappresenta ancora oggi uno dei cicli pittorici più spettacolari e meglio conservati del Trecento. Un centinaio di scene, eseguite tra il 1375-78 con le storie della Genesi, di Gesù, di San Giovanni Battista e dell’Apocalisse.
Sul lato opposto di piazza Duomo, sorge Casa Bonafari appartenuta nel Trecento a Jacobello da Milano e in seguito a Baldo e Sibilla Bonfari, promotori e finanziatori della costruzione del primo ospedale in senso moderno di Padova.
A pochi passi da piazza duomo si estende la Padova ebraica, crocevia culturale dalla fine del XII secolo. La città ha infatti accolto studenti e commercianti italiani, spagnoli e tedeschi, così da diventare punto di incontro di ebrei di diversa provenienza e cultura. L’inaugurazione della prima sinagoga di rito tedesco è stata nel 1525 e si tratta della sinagoga in via delle Piazze. Ma dal 1603 la comunità ebraica si è concentrata tra le vie dei Fabbri, Urbana, Sirena, dell’Arco fino al Volto degli Ebrei e Spirito Santo. Da allora il quartiere ebraico ha mantenuto quasi intatte le connotazioni originarie. Lo si può visitare imboccando via San Martino e Solferino da via Roma.
Si percorre quindi via San Francesco dove si può ammirare il ponte romano risalente al primo secolo avanti Cristo e vicino il quale è stata eretta la tomba di Antenore. Si prosegue lungo riviera Tito Livio per raggiungere il naviglio dal quale è possibile scorgere i resti dell’antico castello, oggi sede del provveditorato penitenziario.
Pochi passi ancora e si arriva all’osservatorio astronomico e al museo della specola. La Specola, già Torlonga del Castello Carrarese, è stata trasformata in Osservatorio Astronomico nel XVIII secolo, si tratta di un unico straordinario monumento che racchiude quasi mille anni di storia padovana e 250 anni di astronomia.
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